Omelia nella Celebrazione eucaristica in occasione dell’insediamento dei Capitani Reggenti
Basilica di San Marino, 1 aprile 2018
Signori Capitani Reggenti,
Signori Segretari di Stato,
Eccellenza carissima,
Eccellenze tutte,
Cari fratelli e sorelle,
Buona Pasqua!
1. La prima volta che andai a Gerusalemme insieme ad un gruppo salii, di buon mattino, verso il Santo Sepolcro. Era ancora buio. Con tanti pellegrini si pregava, con tanta emozione. Poi gli occhi mi caddero su una iscrizione che mi sembrò ricacciare tutti noi indietro, lontano. Era una frase che ricacciava indietro non solo noi, ma i milioni di pellegrini, gli antichi crociati, i tantissimi visitatori. Eccola: «Non est hic»! Parole dell’Angelo di Pasqua, parole che proseguono così: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Lc 24,5). Gesù è vivo! Questa è la testimonianza dei cristiani, della Chiesa.
2. La Pasqua celebra la contemporaneità dell’evento della risurrezione di Gesù dai morti. È la sua entrata nella vita, una vita ormai non circoscritta né dal tempo né dallo spazio. Stupore di una vita immortale, meraviglia di una presenza, anzi di una onnipresenza tra gli uomini! Questo è il centro essenziale della fede cristiana.
Della risurrezione fanno fede i primi testimoni che hanno visto, toccato, incontrato Gesù Risorto. Con la forza del suo invio, hanno intrapreso un cammino incredibile fino agli estremi confini della terra, un cammino giunto fino a noi attraverso la Chiesa. A cosa varrebbe tanta fatica, tanto amore, tanta lotta? A cosa varrebbero il martirio, la missione di tanti cristiani, se Cristo fosse cercato tra i morti e illusoriamente creduto vivo?
Ma Cristo è risorto. È veramente risorto. Cristo è vivo, veramente vivo!
3. Cristo non va cercato tra i simboli di una esistenza migliore, cui guardare con desiderio, cui generosamente ispirarsi. Vago presentimento. Cristo non va cercato tra i grandi personaggi benefattori, filosofi, taumaturghi, viventi nel ricordo dei loro pensieri, delle loro imprese, dei loro meriti. Cristo non va cercato – perdonate l’insistenza – e confuso con simboli e miti, buoni ed in sé esemplari, ma astratti, lontani, viventi al pari di un’idea. Semmai va cercato nei luoghi degli affetti che generano vita, la vita della comunità, prossimità fra gli uomini.
4. La liturgia e i santi Padri vedono e cantano la risurrezione di Cristo come una seconda nascita.
Tant’è vero che nella liturgia pasquale, come in quella del Natale, si canta il Salmo 2: «Io l’ho costituito mio Signore sul Sion, mio santo monte… Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini del mondo» (Sal 2,6-8). Come uscì dal grembo di Maria senza violare i segni verginali, così Cristo uscì dalla tomba di Gerusalemme senza toccare i sigilli posti dai soldati. Ma là, nella nascita di Betlemme, il Verbo fatto carne nacque alla vita mortale; qui, nella risurrezione, l’uomo Gesù nasce alla vita che non finisce. La novità è che la risurrezione è entrata nel mondo. Dio ha fatto irruzione nella nostra storia.
5. Qual è la prima parola pronunciata dal Risorto? Quella che gli sta più a cuore? Quella più urgente, necessaria, utile e bella? Eccola: «Pace a voi!» (Gv 20,19). Nella liturgia questa parola ritorna almeno una quindicina di volte. Ad un certo punto è previsto che chi è presente alla celebrazione scambi un segno di pace. Il Risorto ci offre la sua pace perché ne diventiamo costruttori. La pace è la somma di tutti i beni possibili, interiori ed esteriori, spirituali e materiali, presenti e futuri. La pace è desiderata, invocata – ahimè – negata a tante genti, ancora oggi in frantumi in tanti posti del mondo. La Repubblica di San Marino, piccola e nobile fra le nazioni, sente come propria questa missione. Nella sua storia quasi bimillenaria ha vissuto nella pace, anche in momenti in cui altre piccole entità politiche andavano alla conquista, cercavano espansioni, pretendevano tributi, esigevano trionfi.
La pace è la sua missione anche oggi. Anzi, vorrebbe considerarsi come artigiana di pace, offrendo spazi di libertà per l’incontro, il dialogo, la mediazione. Non ha ambizioni, né mire, né rivendicazioni, se non quella di fare la pace, fare pace, essere pace. Propositi di una Repubblica consapevole del suo destino. Missione di tanti sammarinesi che professano la fede in Gesù Cristo Risorto. E tutti nel solco tracciato dal fondatore, San Marino. Auguri!