Omelia nella Domenica delle Palme
Cattedrale di Pennabilli, 25 marzo 2018
Is 50,4-7
Sal 21
Fil 2,6-11
Mc 14,1-15,47
Chissà che cosa c’è nei vostri cuori… Solo Gesù lo sa. Chiedo di mettere tra parentesi – per un po’ – preoccupazioni, pensieri, afflizioni, distrazioni, per essere uniti a Gesù.
Si prova ogni volta una grande emozione nel leggere la Passione. Ecco, tutti insieme siamo venuti incontro al Signore. C’è chi tra noi ha una fede ardente, c’è chi fa fatica a credere, c’è forse chi è un po’ annoiato (viene per abitudine), c’è chi è qui per tradizione e c’è chi aspettava da tempo questo giorno. C’è chi, come Maria di Magdala, non sa staccare occhi e cuore dal suo Signore. E c’è chi, come Nicodemo, guarda da lontano. Ma siamo un’unica famiglia, un solo popolo. Chi pensa di essere “un po’ più avanti”, tenga per mano chi segue. Chi crede di essere ai margini, si ricordi che il Signore, con il suo sguardo amorevole, lo cerca, lo snida per invitarlo ad un rapporto personale con lui, a tu per tu. «Ecco il tuo re viene – abbiamo sentito leggere –, seduto sopra un puledro d’asina» (Gv 12,15). La gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva, prese i rami di palma e uscì incontro a lui. E noi? Lasceremo passare Gesù invano?
Andiamogli incontro, accogliamolo, perché Gesù viene con tanta bontà. Lui prende l’iniziativa e si avvicina a noi. E vedete con quanta umiltà, perché bussa alla porta del cuore con tanto desiderio. Accogliamolo con affetto e gratitudine, con gioia e speranza. Lasciamolo entrare, lasciamogli prendere possesso del nostro animo.
A tutti penso sia accaduto di vivere l’attesa, forse nascosta e intima, di venire a contatto con lui ed eventualmente di essere pronti ad abbracciarlo. Ecco, è giunto il momento! Il Signore è qui, la sua grazia è tutta per noi. Lui è tutto per noi. Accogliamolo.
Che cos’è la vita cristiana se non un accogliere, giorno per giorno, colui di cui abbiamo bisogno, colui che è la nostra vita, la nostra pienezza. Sappiamo discernere la sua venuta? Sappiamo riconoscere il suo passo? Sappiamo distinguere la sua voce? Gesù viene a noi spesso in modo discreto, quasi nascosto. Ricordate l’incontro del giardiniere con la Maddalena? Ricordate i due discepoli di Emmaus? Il viandante che si affiancò a loro era Gesù. Ricordate la pesca miracolosa dopo la Risurrezione? I discepoli non l’avevano riconosciuto sulla spiaggia. Gesù è nascosto nei tratti e nei panni dei poveri, dei piccoli, dei profughi, dei malati, di chi è sconfitto, di chi non ce la fa. Nulla fa intuire la sua identità. Soltanto la fede la svela. Solo la sua parola ci istruisce: «Chi accoglie anche uno solo di questi piccoli nel mio nome accoglie me» (Mt 18,5). La vita cristiana si fa grande quando incomincia dagli ultimi, quando si china sui piccoli. Ma c’è un altro modo della venuta di Gesù in noi: è il silenzio. Quel silenzio da cui oggi si tende a sfuggire, specialmente il silenzio che portiamo in noi stessi, che volentieri scansiamo, di cui abbiamo paura. Il Signore viene nel silenzio. E noi abbiamo paura che egli ci scopra a noi stessi, abbiamo timore che lui cambi i nostri programmi, abbiamo paura che ci strappi a noi stessi. Ci apre davanti strade nuove, strade non facili, ma che portano sicuramente alla felicità.
Ecco, andiamogli incontro, domandiamogli di vincere le nostre paure. Domandiamo di saper accogliere, di saper aprire le porte dei nostri cuori a lui, giorno per giorno, momento per momento. Dice il Salmo: «Quanto è grande la tua bontà, Signore! La riservi per coloro che ti temono, ne ricolmi chi in te si rifugia» (Sal 30,20). E il Signore ripete: «Ecco sto alla porta e busso, se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20).
Accogliamo il Signore, eccolo. Oggi viene, è alla porta del nostro cuore, bussa: apriamogli! E chi non vorrà cenare con lui il Giovedì Santo, amandolo, e chi non vorrà tenergli compagnia il Venerdì Santo, seguendolo. E chi non vorrà celebrarlo risorto, il Sabato Santo, nella Veglia pasquale, vivendo con lui. Poi, domenica, annunciandolo. Eccolo: «Osanna, benedetto colui che viene, il Re» (Gv 12,13).