Omelia nella Veglia di Pasqua

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

Cattedrale di Pennabilli, 15 aprile 2017

Mt 28,1-10

La prima cosa che vorremmo annunciare ed insegnare al piccolo Martino, che tra poco riceverà il sacramento del Battesimo, è che Gesù è risorto. Questa notte, proprio per questo, la Chiesa è insaziabile di “Alleluia”. Ripercorriamo gli eventi celebrati nella settimana santa: un re mite che cavalca un puledro d’asina, la domenica delle Palme; uno sposo innamorato che si dichiara, Giovedì santo; un servo sofferente che offre la sua vita per la nostra, Venerdì santo. La notte di Pasqua, madre di tutte le Veglie, quale sorpresa ci riserverà ancora? Gesù è l’amico! Il Vangelo ci ha abituato a sentire sulle labbra di Gesù questa parola, “amico”. Lui amico, i discepoli amici: l’amicizia infatti chiede reciprocità, corrispondenza. L’amicizia fa, di più persone, una cosa sola. Talvolta è più disinteressata dell’amore sponsale. Gli avversari di Gesù – senza saperlo – dicono il vero: «Sei l’amico dei pubblicani e dei peccatori» (cfr. Mt 11,19). E lo è in verità, perché vuole strapparli dal male. L’amico vero strappa dal male. «Signore – dicono a Gesù – il tuo amico Lazzaro è malato» (cfr. Gv 11,1). In nome dell’amicizia gli domandano di guarirlo. «A voi miei amici io dico…» (Lc 12,4; Mt 10,28), così Gesù introduce le confidenze agli apostoli. E nell’ultima sera, durante la cena, confesserà: «Voi siete miei amici, non vi chiamo più servi» (cfr. Gv 15,15). Volendo dare la chiave interpretativa della sua vita dice la parola suprema: «Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). E pensate fino a che punto si spinge l’amicizia di Gesù: dopo il bacio di Giuda, il traditore, Gesù dirà – ed è un estremo tentativo di recuperarlo -: «Amico, per questo sei venuto?» (Mt 26,50).
Durante la settimana santa, arrivata ora al suo culmine, abbiamo considerato le dinamiche del rapporto con Gesù alla luce dell’amicizia, nostra e sua. Amicizia vissuta: gli amici infatti si cercano, si incontrano, condividono tempi, spazi, progetti. Dice il Vangelo: «Li chiamò perché stessero con lui» (Mc 3,14), fino a consumare pasti insieme: «Ho desiderato ardentemente cenare con voi» (Lc 22,15). Amicizia dichiarata: all’amicizia non basta la condiscendenza, l’amicizia reclama reciprocità, preferisce la complicità alla compassione. Insomma l’amico si deve dichiarare. Amicizia tradita: il tradimento è sempre gravemente deludente; tuttavia l’amicizia sa metabolizzare l’incidente e trarne motivo per andare più in profondità. L’amicizia stagiona, con la pioggia e col sole, come il buon legno. Infine, amicizia goduta: «Io – assicura Gesù – sarò sempre con voi» (cfr. Mt 28,20). … Come dice la Sapienza nell’Antico Testamento: «Mia delizia è abitare con i figli degli uomini» (Prov 8,31).
In questi giorni – l’incontro serale è stato per noi come un corso di Esercizi Spirituali – ci siamo ripetutamente chiesti: «Chi è Gesù per me? Gli sono amico? Quanto? Fino a stare con lui nel Getsemani? Fino a morirne?». Un vero amico, per quanto timido, non si limita ad ascoltare, prende posizione, si schiera, corre rischi, è fedele. Il Signore ha tra noi chi sta dalla sua parte, capace di risparmiargli almeno una delle spine che gli trafiggono il capo? Domanda decisiva: Gesù può contare su di me?
Come vedete non stiamo parlando di un’idea, ma di una persona viva, di un amico in carne ed ossa, che ha sentimenti, volontà, anche se trasfigurato nella risurrezione e lui, il Risorto, ci viene incontro «come un giorno andò incontro a Pietro» (cfr. Gv 21,15-19). Avrebbe potuto Gesù Risorto condividere le sorprese e le primizie della risurrezione, del mondo nuovo, con le persone potenti del suo tempo, con gli specialisti di cose dell’aldilà, con i santi esperti di virtù, con i sapienti e invece che fa Gesù, l’amico? L’amico non può che andare incontro all’amico per chiedere: «Mi ami tu?». E una seconda volta: «Mi ami tu più di tutti?». E per la terza volta: «Mi ami tu?». Chissà se posso rispondere, anche piangendo, come Pietro: «Signore, tu sai tutto, tu sai che io ti amo» (cfr. Gv 21,18ss).