Omelia Le Ceneri
Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi
Cattedrale di Pennabilli, 1 marzo 2017
Gl 2,12-18
Sal 50
2Cor 5,20-6,2
Mt 6,1-6.16-18
1.
Oggi tutta la Chiesa fa l’ingresso solenne in penitenza. Siamo nella Cattedrale, dove si raduna insieme col Vescovo, il popolo di Dio che è in San Marino-Montefeltro; ciascuno di noi ha la consapevolezza di essere rappresentanza di tutta la diocesi. Che bello entrare insieme in questo cammino di quaranta giorni! Essi ci ricordano Mosè che rimase sulla montagna per quaranta giorni e quaranta notti prima di ricevere il dono dell’Alleanza. Quaranta giorni fu il tempo del ritiro del profeta Elia nel deserto per prepararsi alla missione. Anche noi entriamo in questi quaranta giorni, non soltanto personalmente e singolarmente, ma tutti insieme, come popolo, consapevoli dell’aiuto che ci viene gli uni dagli altri, pregando reciprocamente, avvalendoci dell’intercessione dei santi, della Madonna, sotto quel capo che è Gesù, che fa fluire e rifluire i doni della sua grazia. Quanti doni riceveremo durante la Quaresima: abbondanza di Parola di Dio, di suggerimenti pastorali, di liturgie che culmineranno nella celebrazione della Pasqua; una celebrazione in tre momenti ma che è un’unica celebrazione: giovedì, venerdì e sabato santo. Vorrei che nessuno mancasse alle sacre liturgie della settimana di Pasqua. Giovedì santo rivivremo l’ultima cena di Gesù con i suoi, quando ha celebrato la Pasqua con l’offerta del suo corpo e del suo sangue, con la consegna del comandamento nuovo, con l’istituzione del sacerdozio e con la promessa dello Spirito Santo. Venerdì santo: la grande prova. Quel giorno leggeremo il racconto della Passione secondo Giovanni. Poi ci sarà il momento folcloristico, tanto caro alla nostra cittadina, della Via Crucis, pio esercizio da vivere con Gesù nel momento della sua passione (come faremo tutti i venerdì di Quaresima in parrocchia). E, finalmente, la veglia di Pasqua, durante la quale rinnoveremo il Battesimo. Quanta sapienza in questi quaranta giorni la Chiesa mette a nostra disposizione! Un tempo la Quaresima era il momento in cui i catecumeni tenevano la preparazione prossima al Battesimo. Poi, quando il catecumenato perse un po’ della sua importanza perché si cominciò a battezzare i bambini, l’itinerario catecumenale si trasformò in ordo penitentium, che raggruppava coloro che si riconoscevano peccatori, chiedevano la preghiera del popolo cristiano, la benedizione del vescovo e il perdono di Dio. Preparazione alla Pasqua, iniziazione cristiana, ordo penitentium: ecco il significato della Quaresima.
2.
Abramo, nostro padre nella fede, si rivolse così a Dio: «Ardisco parlare a te mio Signore, io che sono polvere e cenere». L’uomo della Bibbia ha coscienza della propria povertà, della propria debolezza e riconosce umilmente che, se Dio non lo rianima con il suo soffio vitale, torna immediatamente alla polvere, proprio come diranno le parole che il diacono e il Vescovo pronunceranno imponendoci la cenere sul capo: «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai». Parole antiche, parole della Genesi. Questi pensieri biblici ci svelano il significato che la teologia dà alle sacre ceneri, un significato che viene ripreso dalle parole della formula pronunciata sul nostro capo. Anche Gesù si è rivestito della nostra umanità e si è fatto cenere come noi, ma il Padre trasforma Gesù e quelle ceneri compattate e vivificate dallo Spirito diventano un albero di vita.
Questa sera noi riconosciamo la nostra fragilità e domandiamo al Signore che ci vivifichi con il suo soffio vitale, come fece il giorno della creazione, e come ha fatto Gesù nel giorno della sua Pasqua, quando, riunendo i suoi, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito».
Riascoltiamo la preghiera con cui abbiamo aperto la celebrazione: «Concedi al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male». Questi quaranta giorni sono, infatti, anche tempo di combattimento spirituale, perché da una parte sentiamo il desiderio della vita nuova, dall’altra facciamo i conti con l’uomo vecchio che è in noi. Percepiamo che qualcosa di nuovo è iniziato con il Battesimo, ma non è ancora compiuto, perché abbiamo da lottare con i nostri vizi, con il nostro peccato. Questo combattimento deve essere generoso, fatto con impegno.
Vorrei concludere ricordando un testo di ascetica di una celebre mistica e maestra spirituale, Santa Caterina Vegri. Scrisse un piccolo vademecum per le sue allieve. Questa opera si chiama: «Le sette armi spirituali», armi per la vittoria! La prima arma è la diligenza: non lasciar cadere gli aiuti spirituali (ad esempio le ispirazioni, i propositi, i vangeli domenicali di questo tempo di Quaresima); poi la diffidenza di sé, cioè l’avere il senso del proprio limite, il fuggire le occasioni di peccato, il non contare troppo su se stessi, perché Gesù ha detto «senza di me non potete far nulla»; la confidenza in Dio: sarà lui che darà lo slancio, la voglia di continuare a donarsi, a spendersi; nei momenti di difficoltà fare memoria dell’Agnello, di Gesù nella sua penosissima peregrinazione fino al dono totale di sé; fare memoria della propria morte, disporsi come si vorrebbe essere trovati davanti a Dio nel momento della morte; fare memoria del Paradiso, saper guardare oltre, solo allora i piccoli sacrifici come le sofferenze più grandi diventano sopportabili: «È tanto il bene che mi aspetto – diceva Francesco d’Assisi – che ogni pena mi è diletto». Infine l’arma della Parola di Dio; può essere efficace memorizzare una frase, ad esempio del Vangelo della domenica, che ci accompagni nel quotidiano e farla ritornare continuamente alla mente: quella parola diventa l’arma che ci fa vincere.
Auguri a tutti di una felice e fruttuosa Quaresima!