Omelia II domenica di Quaresima
Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi
Omelia II domenica di Quaresima
Caprazzino, 11 marzo 2017
S.Messa per le fabbriche di Caprazzino
Gen 12,1-4
Sal 32
2Tm 1,8-10
Mt 17,1-9
Ritroviamo il racconto della Trasfigurazione di Gesù anche nella Seconda Lettera scritta da San Pietro perché fu un’esperienza che aveva fortemente scosso gli apostoli. Tuttavia, inizio rivolgendo una critica a San Pietro: San Pietro si è sbagliato! Si è sbagliato perché sul monte Tabor voleva costruire tre tende. In quei giorni si stava vivendo la “festa dei tabernacoli”, una festa importante per il mondo ebraico; in essa si commemorava il tempo dell’esodo, in cui gli ebrei vivevano da nomadi, per questo si costruivano tende e capanne. Pietro sbaglia esprimendo il desiderio di costruire tre tende, perché mette alla pari Mosè, Elia e Gesù. Gesù, a differenza di Mosè e di Elia, è il Signore. Ecco perché, quando alza lo sguardo, Pietro vede – sottolinea l’evangelista – «Gesù solo». Poi, una “voce fuori campo”, quella del Padre, dice, come già al Battesimo al fiume Giordano: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». In questa occasione il Padre aggiunge: «Ascoltatelo». Come a dirci: «Quello che avete davanti è il Signore».
Cari amici, questa sera, tutti insieme, giovani e adulti, vogliamo dire a Gesù che crediamo in lui come Signore.
Alcuni studiosi sostengono che il redattore dei Vangeli abbia sbagliato ad inserire in questo punto del Vangelo il racconto della Trasfigurazione; trattandosi di un racconto pasquale, sarebbe stato più opportuno collocarlo fra i brani che narrano le apparizioni di Gesù Risorto. Al contrario, altri studiosi e la Tradizione della Chiesa lo includono nel cammino che Gesù fa verso la Pasqua. È da notare, inoltre, che poco prima del racconto appena letto e subito dopo, Gesù parla della sua passione. Prima della Trasfigurazione troviamo l’annuncio della passione: «Il Messia verrà catturato, processato, ucciso e il terzo giorno risorgerà… » (cfr. Lc 22). In realtà, in quel momento, gli apostoli non capiscono di che cosa Gesù stia parlando. Al termine del racconto della Trasfigurazione, quando Gesù scende dal monte e raccomanda di non riferire a nessuno quanto accaduto sulla montagna, parla ancora della sua passione. Tra i due discorsi sulla passione, dunque, è incluso il prodigio della Trasfigurazione, a significare che, mentre Gesù sta per soffrire, si manifesta la gloria. La gloria del Signore non è nel trionfo, nella spettacolarità che noi ci attenderemmo, ma si manifesta in quel mentre, in quella situazione di dolore.
Carissimi, vi racconto un’esperienza, che ho vissuto oggi. Un’esperienza che mi ha fatto dire: la trasfigurazione esiste anche per noi cristiani!
Sono andato più volte a far visita ad un ragazzo rimasto tetraplegico in seguito ad un incidente stradale. L’anno scorso era disperato e aveva preso la decisione di prenotarsi per il suicidio assistito in Svizzera. Un giorno, in casa dai suoi genitori, ha capito cosa voleva dire essere figlio. C’è stata una profonda trasformazione che l’ha fatto desistere dal suo progetto di morte. Ora sta scrivendo un libro e mi ha raccontato che al mattino si sveglia volentieri perché la sua giornata è piena. È stato un incontro molto bello anche per me; ho capito che la trasfigurazione esiste anche per ognuno di noi. Ma che cos’è che ci fa trasfigurare nel nostro quotidiano, in fabbrica, a scuola, in famiglia?
È l’amore che trasfigura. Con l’amore quello che è grigiastro prende colore, quello che è pesante diventa sopportabile, quello che è difficile diventa possibile. In questa seconda settimana di Quaresima proponiamoci di pensare spesso alla Trasfigurazione di Gesù. Gesù ha affrontato la crocifissione per amore, un amore infinito, da Dio. Anche noi possiamo donare a lui non un amore infinito, ma tutto l’amore che possiamo.