Omelia VII domenica del Tempo Ordinario
Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi
Corpolò (RN), 18 febbraio 2017
Lv 19,1-2.17-18
Sal 102
1Cor 3,16-23
Mt 5,38-48
La parola di Gesù «Ma io vi dico», ha risuonato nel nostro cuore per tutta la settimana: ci era stata consegnata domenica scorsa. E risuonerà ancora, forte e rassicurante: è una parola divina, pronunciata con autorità. Chi si è lasciato coinvolgere ha trovato persino facile quello che sembrava insormontabile. C’è chi ha vinto tentazioni. C’è chi ha perseverato a camminare su un percorso scomodo. Davvero le parole di Gesù smascherano la meschinità dei nostri adattamenti e la nostra mediocrità.
Gesù radicalizza le esigenze della volontà di Dio fissata nei comandamenti dettati a Mosè. A noi non resta che ripetere, come Pietro: sulla tua parola getterò le reti. Come dire: «Lo vuoi tu?… Lo voglio anch’io»!
Dopo le prime quattro antitesi (si chiamano così le proposizioni imperniate sul Avete inteso che fu detto… Ma io vi dico… ne seguono altre due ancor più clamorose, riguardanti il perdono e l’amore al nemico.
Alla legge della giungla: Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamech settantasette (Gen 4,24), era subentrata la legge del taglione che esprimeva l’esigenza di reintegrare il diritto leso, senza andare oltre: Occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede (Es 21,25), una legge presente anche nel codice di Hammurabi, apparentemente cruenta, ma in realtà era una conquista civile, che voleva limitare la pratica della vendetta sproporzionata. Gesù contrappone alla legge del taglione il perdono ed esclude totalmente lo spirito di vendetta. Le sue parole acquistano ancor più valore dal fatto che le ha messe in pratica per primo, quando è stato portato in giudizio, spogliato, schiaffeggiato, e insultato non rispondeva l’insulto; soffrendo non minacciava, ma si affidava a Colui che giudica rettamente (1Pt 2,23).
Seguono quattro esemplificazioni tolte dalla vita del tempo di Gesù, da non prendere letteralmente, ma nel loro significato. Sono situazioni che Gesù vivrà nella sua passione…
Porgere la guancia sinistra: non implica un atteggiamento passivo, ma il desiderio di far riflettere l’avversario e arrivare ad un accordo pacifico: inibire l’aggressività che acceca.
Cedere anche il mantello: al tramonto del sole il creditore era tenuto alla restituzione del mantello preso in pegno; la tunica invece poteva essere pignorata. Gesù supera tale direttiva, per amore di pace. A chi pretende la tunica dare anche il mantello, fino al punto di rimanere disarmati, quasi nudi, davanti all’avversario.
L’esempio del percorso di un miglio di strada presuppone la prassi della requisizione per un servizio pubblico. Gesù comanda la disponibilità totale; impone generosità verso tutti, anche verso i malvagi. Questa frase fa pensare alla costrizione a cui fu sottoposto il Cireneo: portare la croce al posto di Gesù (cfr Mt 27,32).
L’ultima antitesi costituisce il vertice di tutta la serie. Per il discepolo ogni persona, persino il nemico, deve essere prossimo a prescindere da razza e religione. La frase citata da Gesù si trova in Lev 19,18, ma senza la seconda parte: e odierai il tuo nemico; frase che non si trova in nessun luogo dell’AT. Un detto proposto, al tempo di Gesù, nella Regola della Comunità degli Esseni, divenuto probabilmente una massima popolare. Più probabilmente Gesù si rivolge agli scribi e ai farisei di cui parlava all’inizio del discorso della montagna: Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei… (Mt 5,20). Un testo rabbinico del secondo secolo diceva: «Ama tutti questi, ma odia i settari, gli apostati, e gli informatori». Se il testo allude ai giudeocristiani, il Gesù di Matteo starebbe addirittura insegnando a non rispondere agli avversari con la stessa moneta, ma con l’amore per i nemici.
L’idea che Gesù ha della perfezione tornerà nuovamente, più avanti, quando la proporrà al giovane ricco (Mt 19,16-22). Matteo è l’unico tra gli evangelisti a usare questa parola (è attestata qualche volta in Paolo, nella prima Lettera di Giovanni e in Giacomo). Tuttavia l’aggettivo è radicato nell’AT con diversi significati: viene detto di Israele perché popolo profetico e differente da tutte le altre nazioni (Deut 9,13), dell’uomo che ha il cuore rivolto interamente verso Dio (cfr 1Re 11,4), degli animali da immolare a Dio (cfr Es 12,5). Dal contesto si può ritenere che Gesù intenda che la perfezione consiste nell’andare oltre la lettera della Legge, ma nell’accoglierne il cuore.
Anche altri maestri dell’umanità hanno propugnato l’amore per il nemico; l’insegnamento di Gesù però assume una valenza completamente nuova, sia per il suo esempio, sia per la motivazione: l’imitazione della perfezione del Padre celeste. Letta in parallelo con l’evangelista Luca la perfezione è la misericordia stessa di Dio: Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro (Lc 6,36).