Omelia nella Solennità di Maria SS. Madre di Dio
Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi
Basilica di San Marino (RSM), 1 gennaio 2017
Santuario della B.V. delle Grazie di Pennabilli, 1 gennaio 2017
Consegna del messaggio di papa Francesco
per la 50° Giornata Mondiale della pace
Nm 6, 22-27
Sal 66
Gal 4,4-7
Lc 2,16-21
Cari amici,
il primo dell’anno 2017 purtroppo è già segnato dal dolore e dal sangue. Questa mattina, alle prime luci dell’alba, ho appreso la notizia sconvolgente dell’attentato terroristico a Istanbul. Può succedere di essere assaliti dalla tentazione di lasciarsi cadere le braccia. Invece occorre reagire, osare: «L’aurora osa quando sorge: rischiare, sfidare, insistere, perseverare, essere fedeli a se stessi, afferrare violentemente il destino, stupire la catastrofe con la poca paura che essa ci fa, affrontare ora la potenza ingiusta…» (Victor Hugo, I miserabili, III, I, XI).
Rinnoviamo insieme, in questo giorno, il proposito di essere – di voler essere – operatori di pace.
Il Signore Gesù proclama “beati” coloro che fanno pace, che sono in pace, che sono pace!
Il messaggio di papa Francesco, che consegneremo solennemente ai responsabili delle nostre comunità, mette al centro una questione cruciale che non ha alternative: la nonviolenza.
Questa parola, sintesi di una «pratica attiva e creativa», può diventare stile di vita e programma politico. Scrive papa Francesco: «Nonviolenza va intesa come urgenza e come nuova mentalità, come strategia di costruzione della pace sia per quanto riguarda i rapporti sociali e internazionali, sia per quanto riguarda i rapporti interpersonali. La nonviolenza è un impegno possibile e praticabile».
Un impegno che non è esclusivo della Chiesa Cattolica, ma è proprio di molte esperienze religiose e umanistiche.
Il Papa ripercorre, anzitutto, gli insegnamenti evangelici. Ricorda come anche Gesù visse in tempi di violenza. Gesù insegnò che il vero campo di battaglia, in cui si affrontano la violenza e la pace, è il cuore umano: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive» (Mc 7,21).
«Ma il messaggio di Cristo – continua il Papa – di fronte alla violenza, offre la risposta radicalmente positiva: Gesù predicò instancabilmente l’amore incondizionato di Dio che accoglie e perdona e insegnò ai suoi discepoli ad amare i nemici (cfr. Mt 5,44) e a porgere l’altra guancia (cfr. Mt 5,39). Quando impedì a coloro che accusavano l’adultera di lapidarla (cfr. Gv 8,1-11) e quando, la notte prima di morire, disse a Pietro di rimettere la spada nel fodero (cfr. Mt 26,52), Gesù tracciò la via della nonviolenza, che ha percorso sino alla fine, fino alla croce, mediante la quale ha realizzato la pace e distrutto l’inimicizia (cfr. Ef 2,14-16).
Perciò, chi accoglie la Buona Notizia di Gesù – conclude papa Francesco – sa riconoscere la violenza che porta in sé e si lascia guarire dalla misericordia di Dio, diventando così, a sua volta, strumento di riconciliazione, secondo l’esortazione di San Francesco di Assisi: “La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancora più copiosa”» (Fonti Francescane, n.1469).
Essere veri discepoli di Gesù oggi significa aderire alla sua proposta di non violenza.
La nonviolenza per i cristiani non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere della persona, atteggiamento di chi non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verità.
Il cristiano segue il suo maestro. Di lui accoglie i pensieri di pace. Da lui riceve la forza e il coraggio per attuarli. Proponiamoci di essere giusti senza essere giudici.
La non violenza ha già prodotto risultati ed ha avuto i suoi esempi storici. Il Papa ricorda il Mahatma Gandhi per la liberazione dell’India; Martin Luther King contro la discriminazione razziale Madre Teresa di Calcutta, icona dell’amore agli ultimi, Leymah Gbowee che insieme a tante donne liberiane ha organizzato incontri di preghiera e di protesta non violenta ottenendo la conclusione della II guerra civile in Liberia.
«Né possiamo dimenticare – scrive il Papa – il decennio epocale conclusosi con la caduta dei regimi comunisti in Europa. Le comunità cristiane hanno dato il loro contributo con la preghiera insistente e l’azione coraggiosa». Decisivo, in questa impresa, il Magistero e l’iniziativa di San Giovanni Paolo II.
Nel messaggio di papa Francesco tornano temi importanti quali la condanna della violenza e della guerra in nome di Dio («solo la pace è santa, non la guerra!»), la denuncia del mercato delle armi, il superamento della cultura dello scarto, l’impegno di tutti per una educazione alla pace. La formazione alla non violenza va percorsa in primo luogo nella famiglia: «La famiglia è l’indispensabile crogiuolo attraverso il quale coniugi, genitori e figli, fratelli e sorelle, imparano a comunicare e a prendersi cura gli uni degli altri in modo disinteressato e dove gli attriti o addirittura i conflitti devono essere superati non con la forza, ma con il dialogo, il rispetto, la ricerca del bene dell’altro, la misericordia e il perdono».
Il mio augurio: che dall’interno delle nostre famiglie la gioia dell’amore si propaghi nel mondo e si irradi in tutta la società. La famiglia è, per così dire, il laboratorio dove si brevetta la formula della pace, formula poi da esportare a livello industriale. Così sia!