Omelia V Domenica di Pasqua

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

Domagnano, 23 aprile 2016
At 14,21-27
Sal 144
Ap 21,1-5
Gv 13,31-35
Molti hanno nostalgia di una comunità che sia veramente fraterna, nella quale ci si senta amati e seguiti anche nei passaggi difficili che talvolta impongono inevitabile lontananza. Ci si lamenta quando non c’è attenzione, amore, coerenza… Un amico mi confidava in questi giorni la gioia per aver trovato, finalmente, quello che cercava nel clima fraterno di una comunità evangelica protestante. Pur nel rispetto della decisione, ho manifestato il mio dispiacere, non tanto per la sua scelta, quanto per la sua delusione nei nostri confronti. E’ soltanto un sogno fare della parrocchia una comunità fraterna? Ascoltiamo il Vangelo. Ci parla di una notte sorprendente…Notte di straordinari contrasti: tradimento e amore, oscurità e luce. «Quando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù disse: ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato…». Poi continua: «Vi dò un comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». Giuda esce di scena. E’ stato oggetto di una infinita tenerezza da parte di Gesù: immagina lo sguardo di Gesù verso Giuda mentre, in ginocchio, gli lava i piedi, mentre gli porge il primo boccone… Adesso Gesù può parlare, ancor più a ragione, dell’amore! E’ in questo contesto, infatti, che dona il comandamento nuovo. Perché “nuovo” se da sempre e dovunque uomini e donne amano? E molti amano in modo stupendo. Perché comandare l’amore? Un amore forzato che amore è? In realtà non è un comando, è di più: indica il destino di tutti. Siamo chiamati ad amare perché così fa Dio. L’amore è il nostro DNA. Amare tutti, senza alcun aggettivo qualificativo: simpatici o antipatici, giusti o ingiusti, ricchi o poveri, prossimi o lontani… Amare come Gesù ama. Ma chi potrà amare come lui, del cui amore è stata proclamata la lunghezza, l’altezza, la profondità (Ef 3,18)? Gesù lava i piedi ai discepoli, si rivolge a Giuda chiamandolo amico, prega per chi lo uccide, piange per l’amico sepolto da giorni, gioisce per il nardo profumato dell’amica, si china su chi soffre… Riprendi in mano il Vangelo e ricomponi le tessere di come ha amato Gesù, e poi ricomincia ad amare. E se non trovi amore, metti amore. Gesù non vuole essere un maestro solitario, al centro delle sue immense parole. Dagli angoli più nascosti e insospettabili suscita discepoli che osano d’essere come lui, dimentichi di sè.