Omelia della XXIX Domenica del Tempo Ordinario
Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi
Fratte, 18 ottobre 2015
Is 53,10-11
Sal 32
Ebr 4,14-16
Mc 10, 35-45
«Non come voglio io, ma come vuoi tu »! Gesù accondiscende alla preghiera di Giacomo e Giovanni: Che cosa volete che io faccia per voi? I due apostoli fratelli ci fanno sorridere per il loro candore: Vogliamo sedere nella tua gloria uno a destra e uno a sinistra. Nella Bibbia la Gloria di Dio non è la fama o la celebrità, ma la presenza luminosa, attiva e potente di Dio. La Gloria si è manifestata nello splendore del Sinai, nella nube lungo i sentieri dell’Esodo. I Salmi dicono che i cieli cantano la Gloria di Dio. La Gloria è l’essenza stessa di Dio nel suo manifestarsi come presenza amorosa accanto al suo popolo e, quando è necessario, contro i suoi nemici. Giovanni un giorno – dopo la lezione impartitagli dal Maestro – scriverà che la Gloria di Dio ha preso forma nell’umanità di Gesù, sacramento dell’incontro con Dio. Mistero, presenza, prossimità…I discepoli, ancora in cammino, hanno equivocato; pensano la Gloria alla maniera umana. Ma la lezione è chiara: Chi vuole essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Nonostante la gelosia scatenata nel gruppo, i due fratelli ci riescono simpatici. Con fierezza giurano d’essere pronti a tutto. Fierezza nel proponimento e insistenza fiduciosa nella preghiera! Non aveva detto Gesù «Chiedete e otterrete»? Ma pregare non è pretendere che Dio faccia quello che vogliamo noi, ma disporsi a fare quello che vuole lui. Come insegna la preghiera del Padre Nostro: Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Così ha pregato Gesù nel Getzemani: Abbà, Padre, tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non come voglio io, ma ciò che vuoi tu.
E’ una lezione importante anche per noi che facciamo della Volontà di Dio il motivo guida del nostro cammino di fede. Gesù parla ancora di un calice, immagine attorno cui si svilupperà la sua implorazione nella tremenda notte del Getzemani. Allude al calice della passione, amaro di tutto il fiele che è nel mondo.
La Gloria di Gesù è il dono della sua vita. Una vita “rapita” per chi lo uccide; una vita “donata” nell’interpretazione data da Gesù. Il calice di Gesù è nostro programma di vita: Eucaristia, ne beviamo ogni volta che moriamo a noi stessi, risurrezione perché chi ama passa da morte a vita (cfr 1Gv 3,14).