Omelia S. Messa in suffragio delle vittime della strage del 1944

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi
Fragheto, 11 aprile 2015
 
Mc 16, 9-15
 

Secondo molti esegeti la pericope del Vangelo che abbiamo appena ascoltata con i 5 versetti seguenti sarebbe un riassunto che chiude il Vangelo di Marco. Senza questa finale aggiunta redazionalmente, il Vangelo si chiuderebbe al versetto 8 che suona così: «Ed esse (le donne), uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura». Modo un po’ strano di chiudere! Chi avrebbe l’ardire di proclamare una buona novella così?
Che contraddizione! Ma è attraverso queste contraddizioni del testo biblico che ci è dato toccare con mano il vissuto dei primi discepoli. L’esperienza di Dio si trasmette attraverso il mezzo umano del nostro linguaggio: questo ci fa coraggio. Quante volte, anche noi, facciamo fatica a testimoniare la nostra fede, a proclamare i nostri valori… Ma il comando di Gesù è chiaro: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura».
Gesù non insiste sul fatto che dubitano. Parte direttamente con la controffensiva e li manda a proclamare la Buona Novella. Resta vero – come già annotato – che questo finale di Marco è un riassunto redazionale ultracondensato che salta a piè pari cose importanti. Ma è assai istruttivo: suggerisce di non indugiare troppo sui dubbi e che il modo migliore per uscirne è “passare all’azione”. L’azione viene in soccorso al dubbio.
Permettete un’applicazione a quanto stiamo vivendo e commemorando qui a Fragheto: la strage di 71 anni fa. Guai dimenticare. Ma è necessario anche buttarsi nel presente per rilanciare valori positivi. Passare all’azione. Il Vangelo, come i valori che vogliamo trasmettere, sono esigenti. Ci chiedono di essere coerenti.
Passo all’azione. Cerco notizie sulla strage di Fragheto. Trovo una testimonianza che mi risulta essere un inedito scritto nel registro dei battesimi di questa parrocchia dal parroco di allora, don Adolfo Bernardi.
Ve lo leggo: “Il 7 aprile 1944 (Venerdì Santo) la parrocchia di Fragheto ebbe il suo calvario. Durante la notte precedente, un reparto di partigiani, avuto sentore di un rastrellamento della zona da parte di truppe tedesche e neo-fasciste che avevano già bloccate le principali arterie di comunicazione, si era spostato dalle Balze a Fragheto, allo scopo di meglio occultarsi o difendersi. Il loro numero si sarà aggirato dai duecento ai trecento. Stettero tutta la notte e la mattina nascosti nelle case e mandarono pattuglie a perlustrare la zona. Verso le 10 del mattino, una pattuglia riferì di aver avvistato una sessantina di armati tedeschi o fascisti nella zona della chiesa “Madonna del Piano”. I comandanti, dopo breve consultazione fra loro, decisero di attaccarli e partirono immediatamente e si trincerarono lungo la cresta di Valbona fra Calanco e Fragheto, fino a Monte Castello. Cominciò subito la sparatoria, e i tedeschi, in numero di circa un migliaio, reagirono vivamente dalla Zonga e da Calanco. I partigiani esaurirono presto le munizioni, e si ritirarono, nascondendosi nei boschi. I tedeschi avanzarono su Fragheto e compirono feroce rappresaglia sulla borgata, uccidendo tutti i civili che vi trovarono (30) e bruciando le case. Anche l’archivio parrocchiale andò tutto distrutto. Il sottoscritto Parroco fu catturato a Calanco e portato a Meldola, e rilasciato solo dopo 15 giorni, colla severa proibizione di tornare a Fragheto. Potè tornarvi solo in Settembre (1944), quando si ritirarono le truppe tedesche verso nord. Nel frattempo prestò servizio religioso a Fragheto il fratello del Parroco, d. Gaetano Bernardi che era allora parroco di Montefotogno, mentre il sottoscritto sostituiva lui prestando servizio a Montefotogno e a Tausano. In quel periodo a Fragheto vi furono due nascite, e cioè Longhi Rosanna di Domenico (Alipio) e Mastini Maffalda (Zonga) nata il 10 aprile 1944 e battezzata alle Capanne di Verghereto, e Gabrielli Ulda battezzata a Fragheto, di cui si riporta l’atto di Battesimo in fondo a questa pagina, ed è il primo atto di questo nuovo registro. Fragheto, 2 ottobre 1944”.
È la testimonianza di un prete cattolico. In nome suo e in nome della comunità cristiana sento che è tempo di “passare all’azione” e al perdono. Perdonare non significa chiudere gli occhi di fronte al male quasi non esistesse o dare il “colpo di spugna”. Perdonare è passare all’azione! Andare avanti. Praticare ascesi per migliorare noi stessi, per migliorare la società. Dio ci aiuti.