Omelia II Domenica Dopo Natale
Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi
Basilica San Marino, 4 gennaio 2015
In questi giorni natalizi, abbiamo letto più volte, di Maria, la madre di Gesù, che conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
Maria ha raggiunto, con la sua fede, un punto d’osservazione privilegiato sull’abisso del mistero di Gesù. La liturgia conduce anche noi alla contemplazione di infiniti orizzonti. Chi è il bambino adagiato nella mangiatoia? Perché è venuto tra noi?
Troviamo risposta nelle quattro parole scolpite nel cuore del Prologo di Giovanni: Ed il Verbo si è fatto carne (Gv 1,14).
“Ed”: è la particella di congiunzione alla quale di solito non si fa caso. Questa congiunzione arriva dopo un crescendo di proposizioni: In principio era il Verbo… E Il Verbo era Dio… E Venne tra i suoi… Infine: Ed il Verbo si è fatto carne. Come a dire: nessuno più può pensare: qui finisce Dio e comincia l’uomo”, perchè creatore e creatura si sono abbracciati. In quel neonato, Dio e uomo sono una sola cosa.
“Il Verbo”: termine misterioso per molti, ma significativo della realtà più semplice e vitale che ci sia: la parola, ossia, la comunicazione. Dio è totale comunicazione di sé e dono. Il Verbo è la Parola di Dio, lo splendore del Padre “lanciato” nel cielo tersissimo della Trinità, l’irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza (Ebrei 1,3). Tutto ciò che esiste è stato creato per mezzo di lui e in vista di lui (cfr Colossesi 1,16).
“Si è fatto”: è accaduto qualcosa di definitivo e irrevocabile: il Verbo, prima invisibile, ormai è visibilmente “messo al mondo”. È accaduto il più grande dei miracoli: Dio che ha plasmato l’uomo con polvere, dall’esterno, come fu in principio quando creò cielo e terra, si fa lui stesso polvere plasmata, cioè bambino.
“Carne”: è detto in senso biblico, per indicare l’intera persona umana e per sottolineare fino a che punto è arrivata la condiscendenza divina. Da allora c’è una scintilla del Verbo in ogni carne, “qualcosa” di Dio in ogni uomo e in ogni realtà creata. C’è santità, almeno incipiente, in ogni vita.
“E il Verbo si è fatto carne”: quattro parole che possiamo tradurre così: parola, cioè comunicazione; luce che rischiara la nostra oscurità; carne, concretezza della salvezza; gloria, grazia trasformante, pienezza del nostro destino.
Non è questo l’itinerario del cristiano?