Omelia Quarta Domenica d’Avvento

Omelia di S.E. Mons. Andrea Turazzi

Maciano, 21 dicembre 2014

Entriamo in punta di piedi nella casa di Nazaret. Impariamo alla scuola di Maria il raccoglimento, condizione prima e indispensabile per andare in profondità. L’angelo entrò da lei: anche la mia Nazaret, pur fra tante voci che l’attraversano, può essere casa del raccoglimento, spazio formativo, atmosfera spirituale. Un luogo forse qualunque, eppure è lì che Dio mi sfiora. Mi sfiora non solo nelle liturgie solenni della Cattedrale, ma soprattutto nel quotidiano; come nella Messa il sublime confina concretamente con una tovaglia, un calice ed un pane. Nazaret è la mia casa ed è anche il mio cuore, quando lo custodisco e lo difendo dal chiacchiericcio, dalla impertinenza dei giudizi, dall’invadenza dell’ immaginazione. La prima parola che esce dalla bocca dell’angelo è una parola di gioia: Rallegrati, Maria. Troppo riduttivo tradurre la prima parola dell’evangelo con Ave. Le parole del saluto angelico appartengono più alle promesse messianiche che al galateo. Invitano Maria alla gioia prima ancora che si apra il dialogo con le sue conseguenze. Non si tratta di una gioia individuale ed effimera. È una gioia divina che viene a toccare la sostanza del suo essere e quella di tutti noi. Gioia, dunque, per un amore che ci precede e ci supera; per una presenza che ci raggiunge e ci colma. Dio vuole entrare nella nostra vita, vuole abitare la nostra povertà e fecondare la nostra sterilità. Noi moderni abbiamo qualche difficoltà a situarci di fronte ad un racconto come questo. L’evento non è certo di quelli di cui si occupa la storiografia scientifica: evoca l’incarnazione del Verbo di Dio nella condizione umana. Non ci interessano le modalità, ma la sostanza del messaggio. La parlata dell’angelo a Maria è costituita da un rammendo di citazioni bibliche. Ed è ciò che fa prendere coscienza a Maria del suo destino eccezionale e a noi dell’identità vera del nascituro. Colui che la fanciulla di Nazaret sta per concepire è il compimento delle promesse, è il Messia! Non sapremo mai come è avvenuto il concepimento, ma questo non è essenziale: dobbiamo rispettare l’intimità di una donna. Anche nella nostra vita è accaduta un’annunciazione. Proponiamoci, in questi giorni di preparazione prossima al Natale, di contemplarla, di goderne ancora la sonorità e di custodirne il frutto.