“I fatti e i giorni” dal 16 al 22 novembre 2014

L’ARCOBALENO SU SCAVOLINO

Le foglie s’ammucchiano per terra, i rami degli alberi paiono scheletri, la nebbia avvolge tutto… stiamo entrando nell’inverno. Chissà, per molti può essere un tempo favorevole al raccoglimento e alla vita in famiglia. In vari centri della diocesi si è celebrata “la festa del ringraziamento” per i frutti della terra, tutto sommato abbondanti e di qualità. In verità alla terra abbiamo voltato le spalle. C’è perfino chi ha pensato che il lavoro agricolo fosse da considerare di «serie B». Opinioni del genere sono francamente sbagliate e superate. C’è un significativo e promettente ritorno alla terra; ci sono giovani che riprendono il lavoro dei nonni, tornano ad assaporare il contatto con la natura ed a muoversi al ritmo delle stagioni. I vantaggi ci sono: in Europa siamo tra i primi nel comparto dell’agroalimentare. Ben piazzati nella zootecnia. I nostri prodotti ricevono il riconoscimento di qualità. Su Scavolino, uno dei centri agricoli in cui s’è celebrata con particolare convinzione la festa, è apparso all’orizzonte, durante il suono delle campane all’ora di messa, un grande arcobaleno. Qualcuno dice che così non l’ha visto mai. Era un arco intero che abbracciava da un capo all’altro la Valmarecchia. Davvero un buon auspicio!

Non appartiene alla grande cronaca, ma l’ingresso dei preti della diocesi per il corso di esercizi spirituali è sicuramente significativo. Sono andati per una conversione personale e comunitaria. Si sono messi davanti alla parola di Dio e si sono lasciati mettere in questione. E questo sotto gli occhi della loro gente. Si è parlato di rinnovamento; qualcuno è più radicale e preferisce dire riforma. Una parola usata anche dai vescovi italiani che, dal loro recente incontro (CEI), hanno voluto raggiungere i preti con un insolito messaggio. Insolito per il tono: più affettuoso che canonico, più gratificante che esortativo, più di considerazione che di lamentazione. E poi c’è più il «noi» che il «voi». Resta vero che i preti sono portatori del mistero di Dio attraverso la loro umanità. Ma di questa umanità neppure Dio ha orrore. Nel messaggio invitano al «rinnovamento da fare insieme» nella linea di quella conversione in uscita missionaria tanto cara a papa Francesco. «Insieme» i preti con la loro gente e le famiglie, in particolare nello svolgimento del ministero; «insieme» i preti tra loro e col vescovo condividendo esperienze di fede come un’unica famiglia, con l’assunzione di uno stile condiviso.

Mentre scriviamo questi appunti, la stampa riporta, con caratteri vistosi, il severo richiamo del Papa a chi fa mercato delle cose di Dio. Richiamo opportuno: il Papa ha uno sguardo su tutta la Chiesa e non sarà che qualche ceffone fa bene anche in famiglia? Ma, grazie al cielo, da noi le cose stanno diversamente. Vorremmo rassicurare papa Francesco!

La settimana ha il suo culmine con la solennità di Cristo Re. Una solennità non immediatamente facile da capire: Gesù stesso si è sottratto a chi lo voleva fare re! Al manto regale ha preferito il grembiule per lavare i piedi ai discepoli. La sua regalità sta in questo: unire ciascuno dei membri del suo popolo per creare fra tutti un’armonia nella quale ognuno trova il suo senso. «Innalzato da terra – dirà un giorno Gesù, alludendo alla sua morte – attirerò tutti a me» (cfr. Gv 12, 32). Sulla croce diventerà centro di gravitazione universale. In questo clima e in questa ottica l’amico Massimo Cervellini, sposo e papà, è stato accolto in Cattedrale a Pennabilli nel cammino verso l’ordine del diaconato permanente. Diventerà diacono, cioè servo! Gli è stato ricordato – parafrasando il vangelo – che Gesù non dice: «Guarda, hanno fame. Guarda, hanno sete…», ma: «Io ho avuto fame, io ho avuto sete…» (cfr. Mt 25,35). La fame, la sete, la nudità, l’emarginazione di cui patiscono i poveri, lo toccano personalmente; anzi sono lui!