XV Domenica del Tempo Ordinario
Monteboaggine, Chiesa di San Giovanni Battista,
Omelia S.E. Mons. Andrea Turazzi
Is 55,10-11
Sal 64
Rm 8,18-23
Mt 13,1-23
C’è chi mi ricorda che il Signore è giusto giudice e mi precisa che il Signore sfodererà la sua falce per mietere nel suo campo. Lo so. Ma resto folgorato, piuttosto, da questo versetto di Vangelo: Il seminatore uscì a seminare. Un’immagine di Dio che precede tutte le altre, che sta all’inizio di ogni inizio “che vibra di gioia e di profezia, colma di promesse, di buon pane e di fame saziata” (E. Ronchi). Ancora adesso Dio esce a seminare e a diffondere i suoi germi di vita. A piene mani. Dio è seminatore; la sua mano dona largamente; la sua forza incoraggia (cfr. Sal 112, 9); è aurora di ogni giorno, il «la» di ogni canto. Il mondo è gravido di lui. Qualcosa di Dio palpita in ogni fibra della creazione. I semi del Verbo sono presenti in ogni cultura.
Vedo, in questo, il primo tratto che descrive la Regalità di Dio come seminagione straripante, generosa, senza calcoli. Per la nostra logica angusta questo strano modo di fare può apparire come spreco, imprudente assenza di pianificazione. Egli semina su strade, pietraie, siepi e terra buona. Quale agricoltore si permetterebbe di sciupare così i tre quarti della sua semente? Ma Gesù non sta tenendo un corso di agronomia. Parla in parabole – questa è la prima di sette che leggeremo in queste domeniche di luglio – per svelare i segreti del Regno.
Io sono strada, pietra, siepe e terra buona. La mia città è strada, pietra, siepe e terra buona. Il mio tempo è strada, pietra, siepe e terra buona.
Il Seminatore non si arrende. Non s’attarda a considerare le zone refrattarie. Semina ancora con fiducia: offre altre chance.
Qualche pagina più sopra (cfr. Mt 9, 35-38), Matteo racconta la commozione di Gesù davanti alla sofferenza dell’umanità e il suo invito a chiedere al Padre rinforzi per l’impresa salvatrice: «operai per la sua messe». Per descrivere la situazione, che potrebbe essere avvilente, Gesù adopera per ben tre volte l’immagine della messe, immagine gioiosa, piena di canti e di sole. E’ una lezione importante per noi che non sappiamo alzare lo sguardo oltre le difficoltà del momento e l’arditezza delle sfide che ci attendono.
Non dimentichiamo la promessa di Gesù: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20) e «vi manderò il mio Spirito per stare con voi sempre… lui parlerà in voi» (cfr. Gv 14, 15-18).
Allora pregherò così: Padre, venga il tuo Regno, ossia, fa che sappia farti spazio. Apri, Signore, i miei occhi perché possa vedere le tue impronte lungo le nostre strade sassose. Apri, Signore, le mie orecchie perché i tuoi appelli non siano soffocati dalle mille voci della foresta che mi cresce attorno. Apri, Signore, il mio cuore perché, come terra buona il tuo seme porti frutto. Un’ultima preghiera, Signore: che la tua Chiesa sia una Chiesa di seminatori. Seminatori pieni di fiducia e di coraggio, con questa parola d’ordine: «Ne vale la pena»!