Omelia “Venerdì bello”
21 Marzo 2014
Santuario della B.V. delle Grazie di Pennabilli,
Gen 37,3-4.12-13.17-28
Sal 104
Lc 1,26-38
Entriamo in punta di piedi nella casa di Nazaret. Impariamo alla scuola di Maria il raccoglimento, condizione prima e indispensabile per andare in profondità ed ascoltare quello che il Signore vuole dirci.
L’angelo entrò da lei: anche la mia Nazaret, pur fra tante voci che l’attraversano, può essere casa del raccoglimento, spazio formativo, atmosfera spirituale. Un luogo interiore ed un luogo esteriore, vero angolo di preghiera, forse disadorno o col sapore della nostra casa; eppure è lì che Dio mi sfiora. Mi sfiora non solo nelle liturgie solenni della cattedrale, ma anche nel quotidiano più feriale; come nella Messa dove il sublime confina con una tovaglia bianca, con un calice ed un pane. Nazaret è la mia casa!
Nazaret è anche il mio cuore, quando lo custodisco e lo difendo dal chiacchiericcio, dalla impertinenza dei giudizi, dall’invadenza dell’immaginazione.
La prima parola che esce dalla bocca dell’angelo è una parola di gioia: Rallegrati, Maria. Troppo riduttivo tradurre una delle prime parole dell’evangelo con Ave. Le parole del saluto angelico appartengono più alle promesse messianiche che al galateo. Invitano Maria alla gioia prima ancora che si espliciti il dialogo con le sue conseguenze. Non si tratta di una gioia effimera e intimistica. E’ una gioia divina che spiega il senso della sua esistenza. Gioia, dunque, per un amore incondizionato che precede; per una presenza che la rende colma. Allo stesso modo Dio vuole entrare nella nostra vita, vuole abitare la nostra povertà, fecondare la nostra sterilità.
Noi moderni abbiamo qualche difficoltà a situarci di fronte ad un racconto come questo. L’evento non è certo di quelli di cui possa occuparsi la storiografia scientifica: siamo di fronte ad un evento soprannaturale, il Verbo di Dio si fa carne. Non ci interessano le modalità, ma la sostanza dell’evento.
La parlata dell’angelo a Maria è costituita da un rammendo di citazioni bibliche. In questo modo viene svelato alla fanciulla di Nazaret il compimento delle antiche scritture: Dio parla ai piccoli! Ed è ciò che fa prendere coscienza a Maria del suo destino eccezionale e a noi annuncia la vera identità del nascituro. Colui che la fanciulla di Nazaret sta per concepire è il Messia! Dio visita il suo popolo. Non sapremo mai come è avvenuto il concepimento, ma questo non è essenziale: dobbiamo rispettare l’intimità di una donna. Anche nella nostra vita è accaduta un’annunciazione: il Verbo vuol prendere carne in noi. Come Maria gli diciamo: Eccomi!