Omelia Messa di Pasqua
20 aprile 2014, Cattedrale di San Leo
Lasciarci amare. Lasciarci salvare. Lasciarci trasformare.
Di trasformazione in trasformazione: miracolo della risurrezione di Cristo, potenza di Dio che “ricostruisce ciò che è distrutto, rinnova ciò che è invecchiato e fa tornare tutto alla sua integrità, per mezzo del Cristo che è principio di tutte le cose” (orazione nella Veglia Pasquale).
Trasformazione che è da intendere come splendore e compimento dell’origine, promessa e alleanza mantenuta – dal diluvio in poi nessun annullamento o tradimento di ciò che esisteva.
La trasfigurazione di Gesù sul monte è il paradigma della trasformazione pasquale. Ne abbiamo contemplato gli aspetti mistici e sacramentali nel corso della Veglia Pasquale.
Da schiavi a liberi, come nella notte dell’Esodo, dietro alla colonna di fuoco, il cero pasquale. Da cuori di pietra a cuori di carne, il percorso su cui c’ha condotto la lettura della storia della Salvezza dalla creazione alla redenzione. Da una amara condizione di morituri alla destinazione di una vita indefettibile ed eterna, in virtù del battesimo che in noi svela e fa rivivere il germe di immortalità di figli di Dio. Dalla lontananza alla stupefacente prossimità, quasi una immanenza di noi in Cristo e di Lui in noi, in virtù della comunione eucaristica, sua presenza reale, sostanziale, vera nel dono di un dono spezzato.
Dalla dispersione all’essere Chiesa, suo corpo e sua presenza nel mondo: il congedo proclamato dal diacono tra gli alleluia al termine della liturgia pasquale è un invio. Cristo cede a noi il suo stesso donarsi, cioè si dona attraverso il nostro donarci.
Di trasformazione in trasformazione, di splendore in splendore: chiamati a libertà perché restiamo liberi; fatti di cielo perché non restiamo come perle prigioniere nella conchiglia; perché Cristo viva in noi; perché non siamo più spaventati dalla morte, ma guardiamo il futuro con la speranza; per essere Chiesa, suo popolo.
La novità con la risurrezione è entrata in circolo e rinnova le fatiscenti strutture del vecchio mondo. E’ la vera modernità.
Trasformazione da intendere bene. Non è trasformazione, ma tradimento semmai, quando il Vangelo non viene sviluppato secondo la sua vitalità o le sue esigenze, ma viene piegato alle nostre pretese e alla nostra misura. Non è sviluppo la verità della fede quando si tramuta in un’altra (cfr. Commonitorium di Vincenzo di Lerin).
Non è trasformazione, ma tradimento quando il progetto originario sulla famiglia, fondato sull’amore e sulla comunione di vita e d’amore fra un uomo e una donna – fondamento del vivere sociale – diventa unione fra persone dello stesso sesso; non è più matrimonio ma altro.
Non è trasformazione, ma sfruttamento, quando la natura che è stata affidata alla nostra custodia viene manipolata, inquinata, spremuta per il nostro egoismo.
Buona Pasqua! Ma soprattutto una Pasqua Buona. La nostra risurrezione sarà trasformazione di tutto il nostro essere senza perdita di identità: nuovi della novità di Cristo Risorto.