Report Veglia per la Giornata internazionale della donna
8 marzo, Giornata Internazionale della Donna. L’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro, in una Veglia di preghiera aperta a tutti, nella serata di giovedì 7 marzo, ha affrontato il tema: “Donna e pace: quale contributo?”. Per la Veglia, papa Francesco – condiviso attraverso un audio registrato dalla sua viva voce – ha unito il suo invito alle donne a quello del Vescovo Andrea, impartendo la sua benedizione all’iniziativa e ai partecipanti. La Veglia si è svolta nella chiesa parrocchiale di Borgo Maggiore, la chiesa disegnata dall’architetto Michelucci. «È la location più adatta – interviene mons. Turazzi – è stata pensata come una piazza al coperto con tanto di finestrelle, in alto i matronei». Il tema è dettato dalla situazione attuale: una guerra vicina e terribile. «Le prime immagini che si affacciano alla mente – afferma Fabio, membro dell’Ufficio diocesano – è quella delle madri che piangono i loro figli partiti per la guerra e quella delle spose che piangono per i loro mariti lontani. Impossibile farci l’abitudine quando al telegiornale vedi ragazze che stringono in grembo i loro bambini martoriati. La guerra è la smentita più eclatante della maternità». In effetti, la donna portatrice della vita oggi è quella che paga di più, con le sue lacrime, le sue sofferenze e i suoi “perché?”. «L’osservazione di Fabio – precisa il Vescovo – inquadra bene il tema e mostra la donna protagonista e passiva, nel senso che è la prima a subire le ferite e i sacrilegi della guerra». C’è chi fa riferimento anche alle donne violate e stuprate, alle donne impegnate in prima linea loro malgrado, ma soprattutto a donne messaggeri di pace, anzitutto col loro esserci, col loro “saper stare” in medias res. «Il mio pensiero – continua il Vescovo Andrea – va a due ragazze legate all’esperienza missionaria saveriana, presenti e coinvolte nella guerra negli anni ’90 tra Utu e Tutsi nello sconfinamento con l’allora Zaire: Paola Mugetti e Edda Colla. Hanno fatto la scelta di vivere in mezzo al popolo congolese condividendo le sofferenze e le speranze. Vicine alle famiglie, capaci di ospitare centinaia di profughi nella loro casa e nel cortile d’intorno, costantemente in dialogo tra le istituzioni e gli emissari dei signori della guerra, presenza profetica in mezzo a quella bufera, non con grandi cose, ma con quotidiano impegno di tessere rapporti, di animare la speranza, operatrici di pace». L’affermazione “quale il contributo delle donne alla causa della pace?” è stato posto in modo problematico. Ma è tutt’altro che uno slogan. È una domanda: come raccogliere la profezia di pace che scaturisce dai grembi delle donne? Una domanda aperta. Ci riguarda tutti.
Durante la serata si è provato a dare risposte, tramite testimonianze dal vivo e videoregistrate. Ha offerto un suo contributo la giornalista di Avvenire Marina Corradi, molto nota per le sue corrispondenze e per i suoi commenti sui drammatici eventi di questi giorni. Sono intervenute con un videomessaggio le monache della Rupe, le Agostiniane di Pennabilli, da vari anni impegnate nello studio della teologia della pace e nell’incontro con molti giovani per diffondere la mentalità di pace. In presenza hanno riferito le loro esperienze sul campo Alessandra Cetro, incaricata regionale “Giustizia, Pace e Non violenza” dell’Associazione Scout AGESCI e Giulia Zurlini, dell’Operazione Colomba, corpo nonviolento di pace promosso dall’Associazione Papa Giovanni XXIII. Dunque, non solo preghiera, ma anche studio e condivisione di pensieri e parole di pace. «Siamo certi – aggiunge Gian Luigi, il responsabile dell’Ufficio – che la riflessione possa muovere tanti cuori per compiere passi nuovi sulla via della pace. Noi ne siamo convinti: il genio femminile è una risorsa vincente, a partire dall’impegno culturale e diplomatico, dalla dedizione educativa a quella della comunicazione». Nella serata del 7 marzo è partita un’accorata preghiera a Colei che viene chiamata Regina della Pace.