I primi frutti del Sinodo
Consultazione sinodale con gli Uffici Pastorali
Siamo partiti, un passo dopo l’altro, entrando sempre meglio dentro questo “Cammino Sinodale”, che ci fa fare l’esperienza di come è bello essere parte di questa grande famiglia che è la Chiesa.
Io stessa, come referente, mi trovo a conoscere sempre di più la mia Chiesa locale e intessere relazioni con molte persone che sono a servizio nelle nostre Comunità cristiane e con le quali mi accorgo di condividere questo amore per la nostra Diocesi.
I diversi Gruppi Sinodali nei quali sono stata coinvolta sono stati via via dei luoghi di confronto e comunione, dove ci siamo aiutati reciprocamente ad andare sempre più in profondità, a pensare e a ripensare la nostra Chiesa e il suo modo di camminare nella storia, nell’oggi.
È quello che è successo anche mercoledì 26 gennaio, dove il confronto era tra i referenti del coordinamento pastorale, i responsabili dei diversi Uffici Pastorali (sociale, della salute, della famiglia, della cultura…), quello che il nostro Vescovo ama chiamare il suo “esecutivo”, perché lì si concretizzano a livello pastorale le linee d’azione per l’intera Diocesi.
Quello che è emerso dal confronto sono soprattutto sentimenti di Fiducia, Speranza e Gioia nonostante un periodo storico che vuole farci perdere queste virtù così preziose. Virtù che sono animate in particolare dal fatto che si sente l’importanza per la nostra Chiesa di costruire e vivere relazioni vere, dove al centro si ha la priorità del Dialogo, un dialogo fatto di parole, ma soprattutto di ascolto. Sì, siamo in cammino e certamente dobbiamo farci più attenti ad ascoltare tutti, fino all’ultimo, il più lontano. Il nostro annuncio ha il desiderio profondo di raggiungere la gente, chi vive nella piazza.
Per fare questo è indispensabile recuperare la nostra identità di cristiani, recuperare il volto della Chiesa, andare a fondo nella nostra fede, renderla autentica solo così potrà essere credibile ciò che facciamo e andiamo dicendo.
Una critica che spesso è ritornata nei nostri incontri sinodali è quella, a volte, di peccare di efficientismo, attivismo. Quando il fare prende il sopravvento sull’essere ecco che siamo smarriti, stanchi, sopraffatti dalle difficoltà e soprattutto ci rendiamo conto che il nostro fare non cambia nulla, non incide sul mondo. La sinodalità non è fare, ma aver cura delle relazioni: è vivere in questo cammino di comunione. È solo in questo dinamismo tra le persone che lo Spirito entra come un “Vento impetuoso” e porta la novità, la creatività, operando cose indicibili.
Capita spesso di seguire la linea del “si è fatto sempre così”; purtroppo anche la nostra Chiesa locale si trova imbrigliata a volte in questa catena, ma la compagnia e la paternità del nostro Vescovo Andrea ci sta aiutando a sentirci liberi: liberi di parlare, liberi di ascoltare, liberi di agire, liberi di osare. In questi anni il Programma pastorale è stato un piccolo allenamento alla sinodalità ed ora con questa esperienza sinodale veniamo tuffati dentro questa riflessione che vuole spingere lo Spirito a farci rivivere in una Chiesa rinnovata, come ha detto Papa Francesco: «Non voglio una chiesa da Museo, che ha tanta storia e nulla di nuovo da raccontare». Stiamo imparando a “camminare insieme”, abbiamo cominciato a fare qualche passo; chi è da più tempo in questi organismi ci ha testimoniato una continua crescita della nostra Diocesi, in particolare una corresponsabilità tra parroci e laici, ma siamo consapevoli e viviamo nella speranza che arriverà un tempo in cui la nostra Chiesa locale e quella del mondo intero intonerà un canto nuovo e allora si apriranno gli orecchi dei sordi. Allora, amici, non abbiate paura, buttatevi in questo cammino sinodale, proviamo insieme a “Cantare al Signore un canto nuovo”. Queste parole del salmo mi fanno sognare, e a voi?
Lara Pierini