Omelia nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio
San Marino Città (RN), Basilica del Santo, 1 gennaio 2022
55a Giornata Mondiale della Pace
Nm 6, 22-27
Sal 66
Gal 4,4-7
Lc 2,16-21
È bello aprire il nuovo anno lasciando scorrere su tutti noi come un fiume la benedizione che Dio ha affidato ad Aronne per Israele, una benedizione che è per tutti.
Accogliamola non come un semplice augurio, ma come benevolenza del Signore su di noi, sui nostri pensieri, sui nostri affetti, sui nostri propositi e sulle nostre responsabilità, proprio come rugiada sull’erba, come tenerezza nel volto del Signore, tanto desiderato. Abbiamo pregato: «Mostraci, Signore, il tuo volto» (Sal 79). Nella pienezza del tempo quel volto ha preso forma. È il volto umanissimo di Gesù di Nazaret. In apparenza «non ha splendore né bellezza da attirare gli sguardi» (cfr. Is 53,2) – è un bambino nella sua povertà – si fa vedere «mentre il silenzio avvolge tutte le cose e la notte è a metà del suo corso» (cfr. Sap 18,14), accolto da un’umile ancella, riconosciuto dai pastori che senza indugio sono accorsi a Betlemme (cfr. Lc 2,16). L’incarnazione è in linea con lo stile stesso di Dio che silenziosamente si cala, si dona, assume, trasfigura. La gloria di Dio prende forma e il Verbo si fa carne. Siamo nel cuore del mistero cristiano da contemplare, ma anche da accogliere e tradurre in stili di vita, almeno su due direzioni. La prima: Dio si fa uomo perché l’uomo diventi Dio, si divinizzi. Dunque, dopo il suo Natale il nostro Natale. Accogliamo il dono di essere «partecipi della natura divina» (2Pt 1,4), di essere “adottati” dal Signore, non come rinnegamento dell’umano, o come disimpegno o fuga dalla realtà. Tutt’altro! Il Signore non toglie nulla alla nostra umanità. Tutto dona. La seconda direzione è questa: ogni uomo che viene al mondo è fatto di Cielo, altissima è la sua dignità, per questo Gesù, nell’affidarci il suo “comandamento nuovo”, dirà: «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 15,12). Ancora una volta ci sorprende: il comandamento, fino a lui, riguardava perlopiù la sfera del sacro, del culto, ora il dettato del comandamento nuovo riguarda l’amore per l’altro, l’altro fatto di carne come me, fratelli tutti. Da notare: Gesù non dice «amatemi, come io ho amato voi», come esigerebbe la grammatica, ma «amatevi». Amarlo non tanto nelle belle immagini; ma amarlo nella carne del fratello, non solo in quello giovane che risplende di bellezza, ma anche nel fratello debole, consumato, che è anziano, ammalato o coperto di piaghe. L’uomo è gloria di Dio.
È su questo sfondo di bellezza e di speranza che vogliamo vivere il primo giorno dell’anno, che dedichiamo alla pace.
Oggi ho il privilegio di consegnare a chi ci governa e a chi si prende cura dell’amministrazione pubblica il Messaggio di Papa Francesco per la 55° Giornata Mondiale della Pace. Il Messaggio ci ripropone la promozione della cultura dell’incontro e questo ci chiede di porre al centro di tutta l’attività educativa, la principale e fondante, e di tutta l’attività politica, sociale ed economica, la persona umana. Papa Francesco riconosce che «nonostante i molteplici sforzi si amplifica l’assordante rumore di guerre e conflitti, mentre avanzano malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, si aggrava il dramma della fame e della sete e continua a dominare un modello economico basato sull’individualismo». Per superare questa situazione papa Francesco indica tre vie da percorrere «per una pace duratura».
La prima è il dialogo fra le generazioni. «La crisi globale che stiamo vivendo – scrive – ci indica nell’incontro e nel dialogo fra le generazioni la forza motrice di una politica sana». «In questa chiave – continua – vanno apprezzati e incoraggiati i tanti giovani che si stanno impegnando per un mondo più giusto e attento a salvaguardare il creato».
La seconda via riguarda l’istruzione e l’educazione. «Negli ultimi anni è sensibilmente diminuito, a livello mondiale, il bilancio per l’istruzione e l’educazione». Al contrario, le spese militari sembrano destinate a crescere in modo esorbitante. «È dunque opportuno e urgente – scrive papa Francesco – che quanti hanno responsabilità di governo elaborino politiche economiche che prevedano un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti». Terza via è la promozione e la disponibilità del lavoro. Da questo punto di vista la pandemia da Covid-19 ha aggravato la situazione. In particolare, «l’impatto della crisi sull’economia informale, che spesso coinvolge i lavoratori migranti, è stato devastante». Continua Papa Francesco: «La risposta a questa situazione non può che passare attraverso un ampliamento delle opportunità di lavoro dignitoso. (…) La politica è chiamata a svolgere un ruolo attivo, promuovendo un giusto equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale, trovando sicuri orientamenti nella dottrina sociale della Chiesa».
Affrontare la crisi vuol dire avere il coraggio di avviare una rivoluzione spirituale capace di calarsi nelle dinamiche della vita reale. Ognuno di noi, per la sua parte, ne è promotore: fare pace, cioè essere costruttori, operatori della pace, intraprendenti; essere in pace, cioè impegnati a bonificare i rapporti reciproci: non è facile, ma la pace nasce vicino a noi, attorno a noi; essere pace: questo è il mio augurio per tutti voi.