Omelia nella III domenica di Avvento
Pennabilli (RN), Cappella del Vescovado, 12 dicembre 2021
Sof 3,14-18
Is 12
Fil 4,4-7
Lc 3,10-18
«Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza». Mettiamoci anche noi in coda con le persone che vanno al fiume Giordano dal Battista. Siamo, talvolta, molto presi dalle molte cose da fare, dai tanti impegni. Il fiume Giordano non ha finito di lambire, da allora ad oggi, le nostre grettezze, le nostre mediocrità, la nostra indifferenza. E Giovanni scuote. Giovanni, il profeta rude che prepara la via al Signore, annuncia: «Ecco, il Messia è alle porte!». Allora bisogna destarsi, lasciarsi coinvolgere. Gesù un giorno rimprovererà Marta, tutta presa dal suo daffare, dalle sue occupazioni e preoccupazioni. Gesù le dirà: «Marta, Marta, tu ti preoccupi di troppe cose. Fa’ come tua sorella Maria che ha saputo stare seduta ai miei piedi per ascoltare la Parola» (cfr. Lc 10,41). Gesù, ad un certo punto della sua predicazione, dirà: «A chi paragonerò mai questa generazione?». La paragona a quei ragazzi che suonano il flauto sulla piazza e i loro amici non danzano, intonano un lamento e nessuno reagisce… (cfr. Mt 11,16-17). Noi invece vogliamo lasciarci coinvolgere. Interessante vedere come l’evangelista Luca presenti le categorie di persone che vanno da Giovanni. C’è la folla, la gente comune, ci sono i doganieri – quelli che il Vangelo chiama i pubblicani – e ci sono anche i soldati. Tutte persone alle quali Gesù un giorno darà molto ascolto, molta attenzione. La folla veniva criticata perché volubile e ignorante; i doganieri, perché collaborazionisti dei Romani, riscuotevano le tasse e vi facevano anche la cresta: avevano una pessima fama; i soldati, perché a disposizione, come i mercenari, dei signori della guerra. E Giovanni Battista cosa chiede a quelli che vanno al fiume Giordano? Alla gente chiede di essere generosa, di condividere quello che ha, soprattutto con i più poveri. Ai doganieri chiede di essere onesti e rigorosi nella loro professione. Ai soldati domanda di non estorcere nulla a nessuno. In pratica, la conversione che Giovanni Battista propone non è quella di fare chissà quali stravaganze, di elaborare chissà quali propositi inattuabili. Non propone di salvarsi dalla storia, ma di salvarsi nella storia. Così sono valorizzati il nostro quotidiano, la nostra professionalità e il nostro impegno responsabile. I bambini, quando giocano, amano imitare i mestieri dei grandi e lo fanno con gioia. Noi adulti potremmo imitare evangelicamente i bambini facendo dei nostri lavori un gioco, ovvero un gioco d’amore e dedizione.
Con questi pensieri cominciamo a costruire il presepio – i personaggi che vanno alla capanna ci rappresentano – o l’albero di Natale – albero della luce – segni che portano nelle famiglie la presenza di Gesù: Gesù è venuto, verrà e viene nel momento presente della nostra vita.