Omelia nella Festa della Presentazione del Signore

Pennabilli (RN), Cattedrale

Ml 3,1-4
Sal 23
Eb 2,14-18
Lc 2,22-40

1.

Celebriamo con gioia e gratitudine, nella Festa della Presentazione del Signore, la Giornata della Vita Consacrata. Gioia per i rapporti sempre nuovi tra di noi. Gratitudine per i «doni gerarchici e carismatici» (cfr. LG 4) che il Signore dona alla sua Chiesa per costituirla, per dirigerla e per arricchirla. Diocesani e religiosi sono uniti nella diversità: viviamo gli uni per gli altri. Nessuno qui è ospite. Tutti pellegrini. Tutti famiglia. Tutti protesi a costruire il “noi”, come ci ricorda spesso papa Francesco. Tutti consacrati nelle acque del Battesimo e nell’unzione con il santo crisma.

2.

Guidati dalla Parola di Dio e dai testi liturgici non possiamo che parlare di Lui, il nostro Sposo, il Tutto della nostra vita: il Signore Gesù! Non siamo qui per parlare di noi o dei nostri problemi, che sono smisurati in questo tempo. Siamo qui per mettere Lui al centro. Contempliamo e godiamo di Gesù Lumen gentium. La meraviglia che subito suscita in cuore e abbaglia è il mistero della luce: Gesù, Mistero di Luce!
Una luce che spunta da lontano, da quel primo “fiat”: «Sia la luce. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona» (Gn 1,3). Una luce che avanza nei secoli dell’Antico Testamento, incendiando e avvolgendo ogni cosa (non sono divagazioni, è lectio divina): il roveto ardente (cfr. Es 3,2); il Sinai in fiamme (cfr. Es 19,24-40); il fulgore sul volto di Mosè (cfr. Es 34,28-35); la grande luce profetizzata da Isaia: «Un popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce…» (Is 9,1ss) e la profezia del “Terzo Isaia”: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te» (Is 60,1); il ritorno della gloria di Dio vista da Ezechiele: «La gloria del Signore entrò nel tempio per la porta che guarda a oriente» (Ez 43,4); l’angelo dell’Alleanza del profeta Malachia e il fuoco del fonditore (cfr. Ml 3,1ss), di cui abbiamo sentito nella Prima Lettura.

3.

Una luce che irrompe e divampa nel Nuovo Testamento con Gesù, il “tutto luce”! «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9). «Io sono la luce del mondo – dirà Gesù –; chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita (Gv 8,12). «Finché sono nel mondo – dice – la luce risplende» (Gv 9,5).
È la luce che, alla fine, sarà totale e totalizzante. Così lo squarcio dell’Apocalisse: «La città non ha bisogno né della luce del sole, né della luce della luna, perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello» (Ap 21,23). «Non vi sarà più notte e non vi sarà più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole perché Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli» (Ap 22,5).

4.

La luce – abbiamo sentito – illumina, accarezza, avvolge ogni cosa e la fa diventare luce, la trasforma in luce, luce riflessa, fosforescenza.
Nella processione abbiamo trasportato le nostre luci. Raffigurano la luce affidataci da colui che seguiamo: «Cristo luce» (cfr. Gv 9,5). Attingiamo a Lui nostra luce e camminiamo nel mondo come un fiume di luce. San Leone Magno vedeva i suoi cristiani che tornavano dai santi misteri come dei leoni “ignem spirantes” (leoni che emettevano fuoco, luce). Gesù stesso l’ha detto: «Voi siete la luce del mondo… Risplenda la vostra luce davanti agli uomini» (Mt 5,16). Tutti luminosi ci vuole il Signore, come lucerna che illumina col suo bagliore quelli che sono nella casa (cfr. Lc 11,36).
Oggi si legge nella liturgia un’antifona che allude alla luce, ma soprattutto all’incontro fra Cristo sposo con la sua sposa: «Adorna, o Sion, la stanza delle nozze. Accogli Cristo tuo Signore. Abbraccia Maria che è la porta del Cielo e porta il Signore della gloria. Ella, la Vergine, si ferma presentando nelle sue mani il Figlio nato prima della stella del mattino…». Questa antifona nell’ufficiatura della liturgia precede e segue il Salmo 44, il Salmo delle nozze del re. La luce: il dono che il Signore fa alla sua sposa… Il cero pasquale!
La luce, quale è tratteggiata nella sua storia (Antico e Nuovo Testamento), prefigura il Mistero dei Misteri: il Mistero pasquale. È il vecchio Simeone a profetizzarlo nel suo cantico. Il Bambino presentato da Maria e da Giuseppe sarà «segno di contraddizione… Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele».

5.

Nella presentazione di Gesù, accanto a Maria e a Giuseppe ci sono Simeone e Anna, due persone consacrate al Signore, dimoranti nelle strutture del Tempio, ciascuna con una grande attesa nel cuore, ciascuna con la necessità irrefrenabile di divulgare, col dono divino loro concesso, l’adempimento della salvezza per tutti.
I religiosi e le religiose qui presenti (insieme a quelli connessi online) continuano la missione incominciata da Anna e da Simeone, con una giovinezza inossidabile, che perdura anche nell’avanzare dell’età. Essi hanno avuto la salvezza e hanno avuto la chiamata ad annunciarla con la loro vocazione e missione. Sono stati chiamati dal Signore e consacrati per svelare la vita che ci aspetta dopo questa vita (quest’anno abbiamo avuto tante volte presente la realtà della morte, del passaggio «all’altra riva» (cfr. Mc 8,13). Essi operano nella Chiesa con una vita improntata ad una vita futura, quella del Regno: castità, povertà, obbedienza.
Un grazie per la loro testimonianza missionaria, per il lavoro che compiono accanto a noi e compiono per noi, oltre che per tutti gli uomini. E col grazie una preghiera, perché siano sempre più quello che devono essere: anzitutto segno del Regno di Dio.

6.

Oggi è festa di tutti. Nella Chiesa c’è diversità di carismi e ministeri, ma unità di missione (cfr. AA 2).
La festa di Cristo Luce, dunque, è per tutti. La festa dell’incontro, della comunione con la luce, è per tutti. La festa delle nozze, splendenti di luce, è per tutti! La festa della Pasqua – Passione e Risurrezione – per la quale e nella quale si diventa luce, è per tutti! Anche la festa della radicalità evangelica e dei suoi consigli e della loro realizzazione è per tutti!
La festa di oggi richiama al dovere della quotidiana conquista della dedizione al Signore. Convertirsi è tendere a Lui che ci attende: non è un gioco di parole. Convertirsi è una necessità per la nostra azione pastorale; abbiamo bisogno di ritrovare slancio, coraggio, audacia. In uscita. Dal centro alle periferie. Una conversione personale, umile, ma irrinunciabile: una luce, anche se piccola, si vede da lontano; e una conversione comunitaria: una Chiesa inquieta perché protesa a tutti, nella costante ricerca del dialogo, come una madre che non si dà pace per i suoi figli, che cerca senza sosta, che sa mettersi in discussione, che fa fatica, ma ricomincia sempre.
Alla fine del nostro incontro verrà dato a tutti i religiosi e le religiose un piccolo dono: un quaderno, sul quale ognuno potrà, di tanto in tanto, segnare un’esperienza di missionarietà, una parola che gli richiama il dovere di espansione della luce. La luce non si mette sotto il moggio, ma sul candelabro! Ci sono tanti modi di irradiazione. In occasione dell’Assemblea diocesana del 22 maggio 2021 anche voi sarete collegati con la restituzione di questo quaderno. Sarà bellissimo riceverlo. Allora capiremo che non è stata la Diocesi che ha fatto un dono a voi, ma voi alla vostra Diocesi: uno scambio di doni, amore che va e amore che viene! Così sia.