Discorso alla Veglia di riflessione e preghiera per la Giornata Internazionale della Donna

Serravalle (RSM), 7 marzo 2019

“Quale fecondità?”

  1. Grazie

Domani si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale della donna e noi questa sera abbiamo voluto prepararci nella preghiera a prolungare il grido di gioia di Adamo quando fu posto di fronte ad Eva. La prima parola che la Bibbia registra sulla bocca di Adamo è la meraviglia: «Questa volta sì, essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa» (cfr. Gen 2,23). Attraverso i testi, molto ben preparati, di questa Veglia ci troviamo in questa lunghezza d’onda di lode, di ringraziamento.
Dobbiamo riconoscere che la nostra salvezza, l’incarnazione del Verbo, avviene attraverso il frutto di un grembo, il grembo di Maria. Le Scritture sono piene di buone notizie che provengono dalla donna. Pensiamo «alle prime di luci dell’alba», nelle quali è stata annunciata la risurrezione di Gesù. Le donne sono state le prime messaggere, le prime che hanno avuto il coraggio di tornare al sepolcro. Hanno saputo attraversare quel buio e lì hanno potuto constatare la sorpresa: «È risorto!» (Mc 16,6).

  1. Perdono

Questa Giornata Internazionale ha sicuramente anche una valenza penitenziale, perché il mondo non ha sempre riconosciuto e rispettato la donna. Spesso la donna è stata discriminata, oggetto di abusi, vittima di una cultura che l’ha resa subalterna al potere dell’uomo. Siamo qui per chiedere perdono anche per tutte le donne che vengono uccise, vittime della violenza di ogni tipo.
Anche la Chiesa, nella sua storia, non sempre ha valorizzato la donna, non sempre ha saputo cogliere il genio femminile.
Il Concilio Vaticano II nella Costituzione Pastorale Gaudium et Spes ha una pagina molto bella nella quale dice grazie per tutto quello che il mondo dà alla Chiesa, mentre la Chiesa, da parte sua, ha tanto da dare al mondo: c’è uno scambio di doni (cfr. GS 40-44). Non dobbiamo temere di riconoscere che la nostra fede viene stimolata dalla cultura e dal progresso umano, non senza l’ispirazione dello Spirito Santo. Oggi nella Chiesa possiamo constatare la fecondità delle donne nelle opere, nella loro presenza nell’apostolato, nella vita consacrata. Ma ancora molti passi sono da fare. C’è bisogno di conversione. Siamo qui stasera anche per riconoscere che tante volte il grembo non si apre al dono della vita. Ci sono sicuramente cause dovute alle politiche famigliari, alla mentalità che ci circonda e che condiziona, all’egoismo. Dobbiamo pregare molto perché le famiglie siano coraggiose e sempre più aperte alla vita. Non possiamo lasciare nulla di intentato per assicurare una degna accoglienza della vita.

  1. Eccomi

Siamo qui, donne e uomini, per dire come Maria il nostro “eccomi”, la nostra disponibilità alla fecondità. In questa traccia di preghiera siamo stati provocati da questo punto di vista, noi consacrati per primi, ma anche le persone che vivono la condizione della vedovanza, e chi è “single”: tutti siamo invitati alla fecondità.
Penso che quando saremo davanti al Signore dovremo portare frutti. Forse le nostre mani saranno sporche, il Signore le purificherà; l’importante è che le nostre mani non siano vuote.