Omelia nella VII domenica del Tempo Ordinario

Convegno diocesano Settore Giovani AC
“Sale, non miele”

1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23
Sal 102
1Cor 15,45-49
Lc 6,27-38

(da registrazione)

Cari ragazzi,
devo iniziare con un ringraziamento a tutti voi. Sono tre giorni che penso a questo incontro come un appuntamento bellissimo nella mia vita di pastore. Ne sento tanto la responsabilità. Sono pochi gli incontri con voi in un anno, ma preziosissimi, da non sciupare.
Vi porto una notizia bellissima: Gesù è in mezzo a noi, Risorto! Lui farà sicuramente tutto quello che è necessario per ciascuno di voi e anche per me. «Grazie a te, Gesù, che ci riunisci e fai di questo incontro una festa!».
Devo dirvi – ormai sono alla fine della Visita Pastorale – quanto siete importanti nelle nostre comunità. Non dirò retoricamente: «I giovani sono il nostro futuro…».  No, io vi dico che siete preziosi oggi, perché ci aiutate ad essere in cammino. Quando siete in parrocchia – può darsi che vi succeda di venirci svogliati o per senso del dovere – portate alla comunità una gioia grandissima. Noi adulti vi accompagniamo, ma abbiamo anche molto bisogno della vostra presenza. Vi ringrazio per questo: «Siate generosi!». Quando i giovani non ci sono la parrocchia diventa melanconica, ripiegata su se stessa. Quando ci siete si riprende il cammino. Fate bene a “risvegliare” anche noi sacerdoti, perché ci aiutate ad essere giovani.
Questa mattina ci troviamo di fronte ad una pagina fortissima di Vangelo, davanti alla quale le reazioni possono essere le seguenti. Prima reazione. «Amate, amate i nemici… »: quante volte l’abbiamo sentito! Si ha l’idea del ripetitivo, dello scontato, del déjà-vu. L’altra reazione, invece, è quella di chi, davanti ad una pagina come questa, prova un po’ di sconcerto. È impossibile quello che il Signore chiede! Questa volta ha messo l’asticella troppo in alto!
«A voi che ascoltate io dico: “Amate!”».
Faccio due semplici sottolineature. Amare, come lo intende Gesù, non è da confondere con le reazioni istintive e incontrollabili che ci abitano, che noi chiamiamo sentimenti, emozioni, inclinazioni. C’è la persona attrattiva, c’è la persona che suscita simpatia, c’è chi, in un gruppo, è capace di creare subito un’atmosfera e viene spontaneo volergli bene. Quando Gesù dice «amate», propone una scelta. Con l’imperativo «amate» siamo invitati a calarci in noi stessi e lì, nel profondo, scoprire un luogo che spesso ignoriamo: la coscienza. Dentro di noi possiamo avvertire sentimento e scelta come opposti e perfino sollevare la questione della sincerità. Che cosa è più vero in me? I sentimenti o la scelta? Possiamo anche mettere a confronto spontaneità e autenticità: sono due cose diverse. Ripeto: c’è più sincerità nei sentimenti o nella scelta? Invoco lo Spirito Santo dentro di me affinché mi faccia luce.
Credo che la posizione di Gesù sia per la scelta. È con la decisione che noi possiamo cambiare le cose. È con la decisione che possiamo scavalcare quell’asticella. Questo però non significa che i sentimenti non siano importanti.
Santa Teresa di Lisieux, in un passaggio della sua autobiografia, racconta che le era stato dato il posto – le monache trascorrono molto tempo in coro – vicino ad una monaca che faceva scricchiolare i denti. Inizialmente le dava tanto fastidio, le veniva quasi da svenire tanto era irritata, ma pensò che poteva voler bene a quella monaca “insopportabile” (avrebbe potuto anche correggerla, insegnandole la buona educazione, invece di essere così preoccupata della sua santità personale, ma era ancora molto giovane e probabilmente non si azzardava…). Da quel momento, quando andava in coro, prevaleva in lei la decisione di voler bene e di aver pazienza con quella consorella. Poco a poco, l’amore autentico l’ha portata ad aspettare con gioia il momento in cui arrivava la monaca e lo scricchiolio, da irritazione insopportabile, divenne per santa Teresa come un concerto. Il Signore ci propone di partire con la scelta e la decisione, poi verrà anche la simpatia. Così introduciamo tutta la nostra persona nell’amore, perfino i sentimenti. Questo accade anche nel fidanzamento, nell’amore. C’è la scintilla iniziale, che è l’innamoramento, poi si arriva ad una scelta che si rinnova sostenuta dal sentimento. E la scelta viene sempre più in rilievo, ma cresce anche il sentimento. Penso ai miei genitori, con i quali ho vissuto solo gli ultimi anni della loro vita. Li ho sorpresi a volte a scambiarsi dei baci, pur essendo ottantenni, con infinita tenerezza. Era un incanto.
Concludo dicendo una parola sulla “regola d’oro” che è trasversale a tutte le religioni: «Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te». Nel Vangelo è detta in un modo diverso, sorprendente, perché detto in positivo; parafrasando: «Quello che tu desideri sia fatto a te, fallo agli altri». È rivoluzionario! Viene introdotto il desiderio come fondamento dell’etica. Si sdoganano il nono e il decimo comandamento: «Non desiderare… » (ma qui si intende il desiderio cattivo, desiderio del male). Quello che tu desideri per te, fallo per l’altro: dignità del desiderio, del sogno. Auguri per il vostro cammino!