Omelia nella festa della Presentazione al tempio di Gesù

Monte Grimano Terme, 2 febbraio 2019

Giornata della vita consacrata

Ml 3,1-4
Sal 23
Eb 2,14-18
Lc 2,22-40

(da registrazione)

A Monte Grimano oggi batte il cuore dell’intera diocesi. Insieme ai laici, infatti, con la presenza di alcuni sacerdoti, si sono dati appuntamento le religiose e i religiosi della diocesi. Sono spiritualmente presenti anche le claustrali e gli eremiti. Abbiamo pure la gioia di avere con noi il Consiglio Generale dell’Istituto religioso dei Servi del Paraclito. Alcuni di loro, fra qualche mese, prenderanno dimora nel convento di Maciano in Val Marecchia. È un momento di grande gioia, di commozione. È la festa della Presentazione del Signore: Maria e Giuseppe portano il bambino primogenito al tempio ed è quanto vedono gli occhi di due anziani, Simeone e Anna, ma anche di quanti, quel giorno, si trovano nel tempio di Gerusalemme. Lo Spirito Santo illumina lo sguardo interiore dei due vegliardi e fa vedere in questo bambino (un bambino come tutti gli altri), il Signore che viene nel suo tempio e la Salvezza preparata per tutti i popoli. Vedono in questo bambino presentato al tempio il presente di Dio, presente al suo popolo e a tutta l’umanità. Questo dono di Dio era nascosto, viene svelato proprio in questo momento. Potremmo dire che “quei due” vedono l’invisibile, la verità nascosta in quell’evento. È per questo che noi diciamo che sono profeti, come è profetica la Chiesa, del resto, quando rivela il dono di Dio, il mistero di salvezza, negli avvenimenti del tempo presente.
Oggi celebriamo questa Eucaristia in ringraziamento per un dono particolare di Dio, un frutto dell’offerta di Cristo, cioè la vita consacrata. Che ci siano donne e uomini che seguono Cristo, amandolo con cuore indiviso, ha la sua radice nel dono che Cristo ha fatto di se stesso sulla croce, un dono anticipato nel momento della sua presentazione al tempio.
Vedendo voi consacrati siamo profondamente assicurati che Cristo è morto e risorto per noi. Voi lo dite con la vostra vita, una vita interamente spesa per questo. Qual è, infatti, il nucleo essenziale della vostra decisione? Che cosa avete deciso nel momento in cui avete scelto di essere religiose e religiosi?
Avete deciso di appartenere esclusivamente e totalmente a Cristo. La vostra è una vita consacrata per sempre, che esprime la radicalità del vostro essere afferrati da Cristo e del vostro lasciarvi afferrare.
Care religiose, cari religiosi, voi siete, in modo particolare, una profezia vivente. Vedete l’invisibile e ad esso vi siete dati. Il Signore è apparso nella vostra storia come l’Assoluto. A lui volete affidare interamente la vostra vita. Dite, come Paolo a Damasco: «Signore, cosa vuoi che io faccia?» (At 22,10). Oppure come il giovane Samuele: «Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta» (1Sam 3,9). E come il vostro modello per eccellenza: «Ecco, sono la serva del Signore, avvenga in me secondo la tua parola» (Lc 1,38).
Negli studi di filosofia si insegnano i percorsi per la dimostrazione dell’esistenza di Dio; ciascuno di voi è una prova dell’esistenza di Dio. Voi siete, come le candele, luce dell’Infinito che brilla nei nostri borghi, nelle nostre contrade. E una luce, anche se piccola, si vede da lontano.
La disposizione intima di Gesù è stata quella dell’offerta di sé al Padre, perché il Padre compisse in lui la salvezza del mondo. La vostra conformità e appartenenza a Cristo vi pone in una disponibilità totale ai bisogni degli uomini. A nome di tutti dico «grazie» per la vostra quotidiana disponibilità e la rinnovazione dei voti. Senza di voi la nostra Chiesa non potrebbe compiere interamente la sua missione. Chi più profondamente viene espropriato da Cristo, più profondamente deve farsi servo di tutti. Beata la Chiesa dove questa legge è rispettata! Nell’offerta di Cristo al tempio abbiamo contemplato la vostra offerta e ne godiamo nel Signore. Non fateci mancare mai questa gioia con la vostra vita: traspaia in essa e illumini la nostra Chiesa e tutte le genti.