29 maggio – La Trasfigurazione

Finalmente è Maria che parla. È al centro della Pala, attorniata dagli apostoli. Anche lei ha ricevuto l’effusione dello Spirito Santo. Ascoltiamola!
«Ho conosciuto l’azione dello Spirito Santo fin dal momento del mio concepimento: mi ha santificata e resa immacolata. In me l’Ospite divino, lo Spirito Santo, ha effuso i suoi doni e il suo profumo. Mi ha preparata, bambina e adolescente, ad essere la madre del Messia Redentore. Mi ha reso bellissima. Non parlo della bellezza dell’aspetto: fui una comunissima ragazza ebrea. Dico che ha resa bellissima la mia vita. Mi ha realizzata. Quando la vita è bella, la bellezza tracima, contagia il corpo, il sorriso e lo sguardo. Davvero l’anima mia magnifica il Signore!».
Nel canto del Magnificat Maria ci racconta la sua esperienza e lascia intuire la profondità della sua vita interiore: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente, santo è il suo nome».
Non sappiamo il grado di consapevolezza che effettivamente Maria ha avuto riguardo alla sua missione. Il Concilio Vaticano II scrive di un suo progressivo cammino nella fede, una peregrinazione nella fede. Anche noi vorremmo saperne di più della bellezza che rende bella la vita, simpatico il sorriso, luminosi gli occhi, che spiana persino le rughe e rende affrontabili le situazioni più ardue.
Raccontaci, Maria. Maria ci parla attraverso la sua storia, che abbiamo ripercorso in queste sere di maggio, e attraverso le parole della Chiesa, che l’ha proclamata Immacolata, Assunta in Cielo, ecc.
Maria, della tua Immacolata Concezione abbiamo nelle Scritture una precisa indicazione, quando l’angelo ti proclamò piena di grazia. Tu fosti colma del favore divino. Il favore divino è l’amore trasfigurante dello Spirito Santo. Neppure la morte può deturpare la tua persona, anima e corpo assunti in Cielo: un privilegio accordato a te soltanto, per i meriti di Gesù e per la pienezza della tua corrispondenza. Col Battesimo anche noi veniamo santificati, trasfigurati, resi partecipi della natura divina mediante la grazia, dono inerente all’anima che ci fa figli di Dio, fratelli di Gesù Cristo, tempio dello Spirito Santo. Del Padre si dice che genera. Del Figlio si dice che redime. Dello Spirito Santo che abita. Ed è proprio su questo punto che vogliamo prestare attenzione. Dobbiamo avere più consapevolezza del mistero della inabitazione. Tutto cambia per questa presenza dello Spirito Santo in noi. Teresa d’Avila racconta nella sua autobiografia che un giorno ebbe il dono di vedere com’era la sua anima, com’è ogni anima trasfigurata dallo Spirito Santo. La descrisse così: «Mentre recitavo le orazioni con la comunità, l’anima mia si sentì improvvisamente raccolta e parve trasformarsi in uno specchio tersissimo, luminoso in ogni parte, al rovescio, ai lati, in alto e in basso. Nel suo centro mi apparve nostro Signore nel modo che sono solita vederlo, parendomi di vederlo in ogni parte della mia anima per riflesso. E intanto lo specchio si rifletteva tutto nel Signore per una comunicazione amorosissima che non so dire. Quella comunicazione amorosissima è l’opera dello Spirito Santo».
Tempo fa, partecipando ad un incontro tra giovani sul tema “La nostra vita oggi”, annotai qualche appunto. Leggo di seguito le frasi più significative.
Andrea: «La vita? Solita routine. Sveglia, corriera, scuola. A scuola più che altro ho dormito. Di nuovo chiacchiere in corriera. Solito studio. Noia. Non ci sono punte. Niente di speciale».
Alessandra: «Ore 6 alzata. Scuola. Niente di nuovo».
Francesca: «Ho fatto tutto quello che ha fatto Alessandra. Niente di originale». Un quadro piuttosto desolante fin qui. Nell’appunto che ho annotato ci sono due eccezioni.
Paolo: «In questi giorni ho capito che anche le cose negative possono insegnare qualcosa».
Cristian: «Voglio imparare a vedere Cristo nelle piccole cose e ricavarne gioia».
Ho fatto parlare dei ragazzi, ma vale anche per noi adulti: il nostro quotidiano può essere trasfigurato dalla presenza dello Spirito in noi. La noia può esser sconfitta dall’amore. Allora potremo provare stupore per le cose che impariamo nella fatica, per le “solite cose”, come dicevano quei ragazzi. Se guarderemo con “occhi nuovi” la giornata, proveremo gratitudine per la “solita corriera” che ci porta a scuola, per il lavoro di chi prepara la “solita minestra” e la “solita pietanza”; aspetteremo “la solita preghiera” che ci intrattiene con il Signore con maggiore stupore.

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Proponiamoci di ricordare spesso, nella giornata di domani e in futuro, che siamo abitati dallo Spirito Santo. Allora ogni gesto, azione, pensiero e parola potrà diventare nuovo. Continuiamo il gioco del “prediletto” della Madonna nella nostra famiglia.