Incontro di solidarietà di Carità senza Confini

L’Associazione Carità senza Confini celebra quest’anno un importante anniversario: il 25° Incontro e cena di solidarietà! Siamo felici di poter condividere con voi questo traguardo domenica 2 giugno prossimo.

Proprio perché si tratta di un lungo cammino fatto insieme con lo sguardo rivolto ai bisognosi delle nostre comunità e di vari paesi poveri, abbiamo scelto questo tema: “QUANDO LA CARITA’ SI FA CAMMINO SULLE STRADE DEL MONDO”.

Parliamo del cammino, cioè dell’accompagnamento, del farsi prossimo per i fratelli e le sorelle bisognosi sull’esempio di Gesù che si è fatto Parola itinerante, non è rimasto confinato nella sinagoga o in un luogo specifico ma ha percorso i villaggi della Palestina ed ha poi inviato i discepoli in tutto il mondo.

Anche noi come associazione non ci siamo posti confini per il nostro essere carità: là dove ci sono bisogni cerchiamo di fare comunione, di condividere, di portare aiuto in nome della comune umanità.

Tutti ci riconosciamo “bisognosi” perché tutti noi abbiamo dei “bisogni”, che non sono solo quelli legati alla povertà di cibo, di acqua, di cure mediche o di istruzione, tipici dei paesi poveri, ma ci sono i “bisogni” legati alla solitudine degli anziani, degli ammalati, degli esclusi e degli abbandonati, il “bisogno” di legalità, di giustizia, di verità e si potrebbe continuare nell’elenco perché nessuna società, nessun paese e neanche nessuno di noi può dire di non essere bisognoso e di bastare a sé stesso: ecco le strade del mondo!

E sulle strade, a contatto diretto con le realtà difficili e degradate, chi meglio di Don Maurizio Patriciello, Parroco di Parco Verde di Caivano può raccontarci come farsi carità? Sarà lui il relatore del nostro Incontro, sarà lui a dirci: “Fatti compagno del tuo prossimo e non rimarrai mai solo. Coccola, dona gioia ai bambini più poveri e umiliati e sarai a tua volta accudito e coccolato. No, non sono, e non saranno mai, le cose e il potere a riempirci il cuore, ma l’amore. «Dio è amore», afferma san Giovanni. Questo vuol dire che solo amando avremo fatto centro. Viceversa, tutto ciò che va contro l’amore: la diffidenza, l’indifferenza, la violenza, il rancore, l’odio, la sopraffazione, la prepotenza, l’invidia, la gelosia, ci scaraventa lontani da Dio, e quindi da noi stessi e dalla verità della nostra breve permanenza in questo mondo. Questa nostra vita è unica, stupenda, irripetibile, preziosa allo stesso modo di quella dei bambini che scalciano nel grembo delle mamme; come quella dei bambini dilaniati dalle bombe di queste stupide, ottuse e disastrose guerre cui, inorriditi, siamo costretti ad assistere in questi mesi”.

Udienza con i Capitani Reggenti per presentazione nuovo Vescovo e congedo Vescovo Andrea

San Marino Città (RSM), 27 maggio 2024

Ringrazio gli Eccellentissimi Capitani Reggenti per aver concesso questa Udienza pubblica nella quale si presenta il nuovo Vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Domenico Beneventi, e nella quale mi congedo dalle Istituzioni sammarinesi dopo dieci anni di episcopato.
Saluto gli onorevoli membri di questo Consiglio Grande e Generale, tutte le autorità e gli ospiti.

1.
La successione episcopale, al di là della vicenda personale piuttosto coinvolgente e non indolore per quanto mi riguarda (si sa, il cuore è il cuore!), testimonia il grande dono della presenza della Chiesa nella nostra Repubblica. E la Chiesa non è solo il Vescovo, ma un’anima (il Vangelo e la grazia) e un corpo (persone e istituzioni). Vorrei dirlo con le parole della Lettera a Diogneto (celebre testo della prima metà del II sec. dell’era cristiana): «I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi, sono da distinguere dagli altri uomini […], vivendo in città greche o barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi […]. A dirla in breve, come è l’anima nel corpo così nel mondo sono i cristiani […]. L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo […]. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare» (A Diogneto, V-VI passim).
Il Vescovo ha ricevuto il compito di confermare i suoi fratelli nella fede, di vegliare e animare le relazioni nella comunità ecclesiale e di stimolare la presenza dei cristiani nella società (sollecitare partecipazione). La presenza dei cristiani si pone come dovere civico, come atto di amicizia e dialogo, dove ogni componente della società mette in campo le proprie risorse in termini ideali, di collaborazione e di creatività (nei diversi ambiti), nello spirito di un’autentica laicità. I cattolici ci stanno, senza rinunciare alla loro propria identità e al loro messaggio. Non vale dire: «Vivetelo liberamente, ma tenetelo per voi». I cattolici amano troppo la loro Repubblica per rinchiudersi nei loro circoli. Desiderano – senza arroganza – proporre ciò che, secondo ragione, ritengono il meglio per la società.
Del resto, le radici e l’ispirazione cristiana sono evidenti nella nostra Repubblica fondata dal santo Marino, innestate nel carattere di questa gente schietta e laboriosa, saggia e tenace. Alzo gli occhi e vedo nei cartigli dipinti sulle pareti di quest’aula le regole del buon vivere: «Honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere»; «Pax et concordia civium quo nihil in republica salubrius»; «Salus populi suprema lex esto».
Ricordate certamente il celebre discorso, così inclusivo, di san Paolo all’Areopago di Atene. Anche oggi la Chiesa chiede la libertà di annunciare il Vangelo (diritto alla libertà religiosa), che si pone oltre “le regole del buon vivere”, annuncio dell’amore di Dio Padre di tutti, della risurrezione di Gesù e della pienezza di vita oltre la morte: «Annuncia questo perché credendo speri, sperando ami!» (Sant’Agostino).

2.
Dieci anni qui a San Marino…
Ho iniziato nella primavera del 2014. In uno dei miei primi messaggi mi ponevo questa domanda: «Ce la farà la nostra Repubblica a superare la crisi morale di cui tutti sussurrano?». Lanciai una parola che, a mio parere, scioglieva l’interrogativo. La parola era “rigenerazione”. Esprimeva la stima e la fiducia nelle persone che via via andavo incontrando.
«Rigenerazione – scrivevo – è saper trarre insegnamento dagli sbagli e ripartire. Rigenerazione è mostrare ai giovani la politica come servizio e far ritrovare fiducia nella gente. Rigenerazione – continuavo – è disponibilità al perdono, altra cosa dal colpo di spugna, ma giustizia e riparazione. Rigenerazione – infine – è l’opera di bonificazione delle relazioni: insieme per il bene comune, diversi per convinzioni, collaborativi nella convivenza delle ragioni».
Sfoglio rapidamente il diario di questi dieci anni. Ho cercato d’essere sempre presente nelle ricorrenze istituzionali: Corpus Domini, auguri per il nuovo anno e consegna del Messaggio del Santo Padre per la Giornata Internazionale per la Pace, apertura dell’anno accademico nella nostra Università, Festa di San Marino, eventi culturali… Soprattutto non sono mai mancato alla cerimonia di investitura degli Ecc.mi Capitani Reggenti. Ogni volta stupito ed entusiasta.
La prima volta rimasi particolarmente colpito dall’attenzione, dallo stile, dall’eleganza dell’assemblea. Solo dopo fui informato d’essermi trovato di fronte ad ambasciatori, rappresentanti di ambasciate, corpo diplomatico di molti Paesi accreditati presso la Serenissima Repubblica di San Marino. L’incontro successivo – sei mesi dopo – faticai a trattenere la commozione: capivo e gustavo interiormente di trovarmi di fronte ad un “bozzetto di mondo unito”, ciò che ognuno di noi sogna, per cui, spendendosi, prega e vive. Quanto accade solo per qualche ora è appena una scintilla, ma può far scaturire un incendio ed è un segno che esprime efficacemente la nostra vocazione. L’incontro, ogni volta, si arricchisce di nuovi contatti, nuovi scambi, nuove strette di mani e di cuori, ben oltre la semplice cortesia: tutti impegnati nel cantiere della fraternità; tutti collocati saldamente nella profezia per la pace, riconoscendo che la pace è persa solo nel momento in cui smettiamo di sperarla.
Continuo… Nel 2018 è stata firmata l’Intesa fra Santa Sede e Repubblica di San Marino per un nuovo assetto dell’Insegnamento di Religione Cattolica e l’introduzione di un insegnamento alternativo e di pari dignità. Esperienza da valutare (secondo la verifica contemplata dall’Intesa stessa).
Nel 2020 la pandemia: mesi di emergenza, di sofferenza, di lutti, ma anche di tanta solidarietà e professionalità. Poi, nel 2021, il referendum popolare cui è seguita la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza.
Ci si è messi dalla parte delle donne, si diceva: «Davanti ad una gravidanza indesiderata, davvero l’opzione “interruzione” giova e soccorre la domanda, il grido di vita che è proprio della donna?».
Ci si è messi dalla parte delle donne e più che giustamente: portano la gioia ma anche la fatica del grembo e soprattutto portano secoli di prepotenze e abusi. Ma non sono l’unico soggetto: che dire del nascituro? Che dire del padre? Che dire della società, famiglia umana? Questo è il momento per rinnovare il nostro impegno a favore di una cultura della vita e della famiglia; tra l’altro non è secondaria la questione demografica e soprattutto quella educativa: accompagnare i giovani alla comprensione dell’affettività e della procreazione. Si è cercato di scrivere una legge attenta ai valori morali, ma nessuna legge che ammette la soppressione della vita nascente è buona: la vita è sacra e inviolabile. Sempre. Molto si è lavorato attorno a questa legge e si è fatto il possibile per recepire istanze morali. Rimane il principio secondo il quale ciò che è legale non sempre è morale. Un esempio: la schiavitù ai tempi di san Paolo era legalizzata, ma l’apostolo chiede a Filemone (un discepolo) di considerare Onesimo non uno schiavo, ma come un fratello in Cristo (cfr. Filemone).
E poi – rapidamente – la guerra, anzi le guerre, l’accoglienza dei profughi e le collaborazioni solidali.
Concludo rivolgendo un sincero augurio. Ci stiamo preparando ad una nuova tornata elettorale e siamo chiamati ad una grande responsabilità: la crisi economica è solo un aspetto, più drammatica quella valoriale che attraversa relazioni, famiglie, giustizia e coscienze. Guardo con rispetto tutti i candidati, indipendentemente dall’appartenenza partitica. Di tutti apprezzo il desiderio di dare il proprio contributo alla comunità e il proposito di cercare il bene comune.
L’esempio di chi scende in campo incoraggia ad uscire da ogni forma di chiusura e indifferenza. L’individualismo è una tentazione sempre in agguato.
Politica è anche confronto, scontro, passione. Peggio è l’egoismo, secondo la celebre frase di don Lorenzo Milani: «Affrontare i problemi da soli è l’egoismo, sortirne insieme è la politica». Se confronto, scontro e passione devono esserci, non scadano mai in mancanza di rispetto, in chiusura nella trincea del proprio interesse.
Avversari sì, nemici mai! Grazie.

+ Andrea Turazzi
Vescovo emerito di San Marino-Montefeltro

Corpus Domini a San Marino

Rapporto giovani e fede

“Cerco, dunque credo? I giovani e una nuova spiritualità” è il titolo dell’ultimo, prezioso, volume (edito da Vita e Pensiero) curato da Paola Bignardi e Rita Bichi nell’ambito dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo.
Dalla lettura di queste pagine e degli editoriali pubblicati da Paola Bignardi in questi mesi sulle pagine del quotidiano Avvenire, nasce l’idea di un incontro anche a Rimini dedicato al rapporto tra giovani e fede.
Nel libro sono raccontati gli esiti di una ricerca condotta con oltre 100 giovani che frequentano la comunità ecclesiale ma anche che hanno abbandonato ogni pratica: “Le risposte degli uni e degli altri lasciano intravedere un mondo giovanile sorprendente: l’abbandono della pratica religiosa e della comunità cristiana non significa necessariamente distacco dalla fede, così come l’essere rimasti non esprime adesione a tutto ciò che la Chiesa pensa e propone. Negli uni e negli altri vi è una ricerca quasi sempre inquieta e sofferta: di una fede personale che esprime anche l’aspirazione a una vita bella e buona; di una spiritualità che abbia le proprie radici nella profondità della coscienza”.
Presenteremo questo libro con l’autrice Paola Bignardi e l’Arcivescovo di Modena-Nonantola e vicepresidente della CEI – Conferenza Episcopale Italiana mons. Erio Castellucci il prossimo ̀ , della Diocesi di Rimini
Vi aspettiamo!

Omelia per l’inizio del ministero pastorale

Pennabilli (RN), Piazza Vittorio Emanuele II, 18 maggio 2024

L’invocazione allo Spirito Santo, durante il canto dell’Alleluia, ha implorato l’accensione del fuoco dell’amore di Dio nei nostri cuori, dove maturano i nostri pensieri e prende forma la nostra esistenza.
Un cuore abitato dallo Spirito Santo è un cuore capace di Dio, del suo amore e della pienezza della vita. Soffocare la voce dello Spirito, che «intercede con gemiti inesprimibili» (Rm 8,27), in attesa dell’adozione a figli e della redenzione del nostro corpo (cfr. Rm 8, 22ss), offusca la nostra prospettiva di gioia, riducendo l’esistenza a visioni miope, paralizzate e senza il respiro della vita e della gioia piena che Cristo ci ha promesso: «Perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,17).
Gesù ha indicato sé stesso come la sorgente dell’acqua viva e ci invita ad andare a Lui per soddisfare e saziare la nostra sete di vita e di gioia (Gv 7,37), di eterno.

Quest’oggi, nella Solennità della Vigilia di Pentecoste, il Signore ci ha convocato per dare inizio al mio ministero episcopale in questa parte di Chiesa che è la nostra Diocesi di San Marino-Montefeltro, per accoglierci nello Spirito Santo che guida e sostiene i nostri cuori nel nostro quotidiano esodo dalla morte alla vita, dalla tristezza alla gioia, dal peccato che ci distrugge alla misericordia che ci redime, da una vita senza prospettive di eternità al dono di una promessa di vita eterna, da cui deve ripartire ogni giorno il nostro “Sì” a Cristo e al suo Vangelo.

Sostenuti da questo anelito di vita e gioia piena, che risiede nei nostri desideri più reconditi, lasciamoci guidare dal Maestro interiore, lo Spirito Paraclito, per riaprire i nostri cuori alla possibilità delle promesse di Cristo, che non deludono, che chiariscono e danno luce alla nostra vita, spesso “bloccata” e “oscurata” da una cultura che ha dato lo sfratto al Vangelo di Cristo, espropriandoci dell’«Oltre la vita terrena» e consegnandoci alla prigione di un immanente fine a se stesso, come quello che dominava gli abitanti costruttori di Babele: «Venite, facciamoci mattoni… Venite, costruiamoci una città e una torre, facciamoci un nome, per non disperderci …» (cfr Gn 11,1ss): l’uomo artefice di sé più che desiderato e amato da Dio; un uomo senza origine, disatteso, svuotato del suo stesso motivo di vita; un uomo tomba di sé, abitato solo dalla morte e costantemente votato al suo assurdo destino!

Ma il Signore, allora come oggi, in questo momento, continua a disperderci «nei pensieri del nostro cuore» (cfr. Lc 1,46ss) per salvarci dal destino mortale e da un’esistenza velenosa, restituendoci ai desideri di vita e di gioia, che custodiscono l’amore di Dio; essi rappresentano la nostalgia di Dio che, negando e rifiutando, continuiamo ad ignorare, vivendo “nascondendoci da Lui” (cfr. Gn 3,8).
È la superbia che, prendendo il posto di Dio, muove sentimenti di autonomia, celati dal desiderio di libertà, creando convinzioni di autosufficienza che ci privano della relazione, dei legami, degli affetti, dell’appartenenza. Forse, l’intervento di Dio a Babele, ha risvegliato l’uomo all’altro, alla fraternità, alla sua eredità: la vita di figlio di Dio, che si rivela nell’amore: solo l’amore può restituirci alla gioia vera e piena, rinnovandoci nel dono di sé, della generosità e della bellezza della fraternità.
C’è bisogno, però, di purificare il cuore, di accogliere “i sentimenti di Cristo”, di ringraziare Dio per le “grandi cose” che ha compiuto in ognuno di noi (cfr. Lc 1,46ss); c’è bisogno di ascoltare il suo richiamo che dall’Eterno giunge nella storia e grida «Dove sei?» (cfr. Gn 3,9). Lasciamoci raggiungere dalla sua chiamata, rispondiamo «Eccomi», come hanno fatto le donne e gli uomini della storia della salvezza, come hanno fatto i santi, come ha avuto il coraggio di fare Maria, esponendosi, senza riserva, alla dichiarazione di amore del suo Creatore. Recuperiamo il coraggio dell’amore, perché la nostra vita cristiana possa nutrirsi e sfamarsi al Pane di Vita, l’Eucarestia, Cristo, il Vivente.
Il Signore ci chiama in questo mondo, in questa storia, nelle nostre situazioni, per amarci e donarci la vita piena e non un “compromesso” di sopravvivenza. Tocca a noi corrispondere al suo progetto di salvezza, ma nella consapevolezza che il punto di partenza è la sua promessa di gioia e vita piena e non le nostre convenienze e i nostri egoistici desideri di avidità.
La Solennità della Pentecoste tratteggia le caratteristiche della Chiesa nel mondo e per il mondo, perché il Regno di Dio si manifesti visibilmente in Essa e noi, INSIEME, come comunità di battezzati in ascolto della voce dello Spirito, nel segno del servizio al mondo, concretizzeremo la Carità di Dio, che non avrà mai fine. «Nell’amore non c’è timore»: solo così la sua gioia sarà in noi in maniera piena.
Il Signore, che «scruta tutti gli abitanti della terra, lui, che di ognuno ha plasmato il cuore e ne comprende tutte le opere» (Sal 32), ci concede un esodo di liberazione, fraternità, profezia e preghiera, perché ogni «nostra attività abbia sempre da te il suo inizio ed in te il suo compimento».

Ringraziamento in occasione dell’Ordinazione Episcopale

Acerenza (PZ), Cattedrale, 20 aprile 2024

È bello, giunti a questo momento, incrociare gli occhi di ognuno di voi e potervi dire «grazie».
Non ho trovato nei formulari degli encomi parola più appropriata e compiuta per esprimere la mia gratitudine e tutto l’affetto per la vostra vicinanza e amicizia: grazie perché “ci siete”: la vostra presenza, segno di profonda amicizia, mi riempie di grande gioia. Grazie.
Associandomi ai saluti di S.E. Mons. Francesco Sirufo, saluto e ringrazio con deferenza le autorità civili e militari che hanno preso parte alla Celebrazione Eucaristica, durante la quale, per grazia di Dio, sono stato ordinato vescovo per la Chiesa di San Marino-Montefeltro.
Sono veramente grato a ciascuno per aver lasciato nel mio cuore ciò che mi ha reso l’uomo, il credente e il sacerdote che sono.

Esprimo il mio grazie:
A Dio, datore della vita, Amore infinito, Onnipotente, giusto e misericordioso. A Lui elevo il mio rendimento di grazie per avermi scelto e costituito successore degli Apostoli. A te, o Altissimo, con le parole di Francesco di Assisi chiedo:
«di fare ciò che sappiamo che tu vuoi,
e di volere sempre ciò che a te piace,
affinché interiormente purificato,
interiormente illuminato e acceso dal fuoco dello Spirito Santo,
possa seguire le orme del diletto figlio tuo, nostro Signore Gesù Cristo».

A Sua Santità, Papa Francesco, che rivolgendo la sua attenzione alla mia persona, mi ha nominato Vescovo dell’amata Diocesi di San Marino-Montefeltro.

Alla mia famiglia, papà Nicola, mamma Antonietta, Giulia, Carmine e Antonio, che mi hanno custodito e sostenuto sempre, insegnandomi che la grandezza dell’uomo risiede sempre nella gentilezza e nel saper dire “sempre” grazie, con cuore aperto e accogliente.

Al mio vescovo, Mons. Francesco Sirufo, che incoraggiando i miei passi ad accogliere liberamente e fiduciosamente l’elezione episcopale, con lo sguardo, paterno e amicale, mi ha esortato ad essere custode e collaboratore del popolo di Dio per una Chiesa “in ogni luogo, attenta esperta di umanità”. Grazie per il dono della sua paternità.

Agli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi qui presenti, tra cui il carissimo Mons. Andrea Turazzi, che ha guidato con sapienza e premura la Diocesi di San Marino-Montefeltro, manifestandomi, da subito, affetto e vicinanza. La vostra vicinanza mi offre la possibilità di sperimentare la bellezza e la forza dell’amicizia, sostegno indispensabile per maturare un impegno apostolico scevro da ogni individualismo e autoreferenzialità: mi consegno con simpatia alla vostra sincera e cordiale amicizia, sicuro che troverò sempre sostegno e ristoro fraterno.

Ai sacerdoti, soprattutto ai miei confratelli del presbiterio acheruntino e al mio carissimo presbiterio di San Marino-Montefeltro, al mio carissimo parroco don Donato Glisci, ai diaconi, religiosi e religiose, consacrate e consacrati; ai seminaristi del Seminario Maggiore di Basilicata con i loro superiori; al carissimo Paolo, seminarista della nostra Diocesi di San Marino-Montefeltro, agli studenti dell’ITB e al suo Direttore, ai docenti e collaboratori: sento vivo il desiderio di rivolgere a ciascuno di voi parole di cordiale gratitudine e affetto per avermi “voluto bene” e per i nostri percorsi di crescita umana ed ecclesiale.

A Castelmezzano, mio paese natìo, che mi ha dato le orgogliose origini lucane, a Laurenzana e Pietrapertosa, le mie prime parrocchie, ad Acerenza, nostro centro diocesi, a tutte le singole comunità parrocchiali della nostra amata Diocesi: grazie per avermi permesso di annunciare e vivere il Vangelo come discepolo e pastore con voi e in mezzo a voi.

Alle aggregazioni laicali: Rinnovamento nello Spirito, Comunione e Liberazione, UNITALSI, OFS, Neocatecumenali; Gruppo di preghiera di Padre Pio: grazie per avermi accompagnato e per quanto fate a servizio dell’edificazione della comunità ecclesiale. Attraverso di voi ho sempre vissuto e contemplato la creatività dello Spirito Santo che agisce in maniera sorprendente e inedita perché “nessuno vada perduto”.

Non me ne vogliate per questa particolare attenzione. Dico grazie alla mia amata Azione Cattolica che mi ha generato alla passione ecclesiale dell’apostolato vivo e coraggioso. Se con il Battesimo sono diventato cristiano, in AC sono diventato “il giovane”, oggi il sacerdote e l’adulto, dell’impegno ecclesiale che assume il mondo per un impegno missionario e secolare perché cresca il Regno d’amore del Sacro Cuore di Gesù.

A quanti hanno contribuito a rendere la Celebrazione bella e solenne e agli organizzatori di questo evento: il sindaco di Acerenza, Dott. Fernando Scattone, il comitato diocesano organizzatore, il servizio liturgico, la meravigliosa corale “Mons. Perosi” della mia parrocchia di Pietragalla, diretta dal Maestro Teodosio Bevilacqua e sostenuta da tutti i professionisti dell’orchestra, il servizio d’ordine, quanti hanno predisposto e decorato la nostra splendida Cattedrale, i miei ministranti, insomma tutti coloro che si sono adoperati perché tutto fosse “a regola d’arte”, per la gloria e la lode di Nostro Signore Gesù Cristo.

Ai giovani della comunità di recupero per tossicodipendenti di Siano e a tutta l’équipe educativa, perché mi hanno insegnato che la fraternità non è un’ideologia, ma la condivisione della vita, che scaturisce dall’ascolto e dall’incontro, guardando alla stessa meta: la bellezza della vita che Dio ci ha donato.

Ai miei amici, tantissimi… ognuno di voi è sempre il più bell’orizzonte in cui perdersi, per ritrovare sé stessi alla sorgente del respirare e del calore umano, segno, in terra, dell’amore straordinario di Dio.

Avete notato che non ho citato Pietragalla… si è inchiodata nel mio cuore!!! Sono certo, però, che in questo momento, con gratitudine al Signore e con il sostegno del nostro patrono, San Teodosio, mi consegnate con generosità alla mia Chiesa di San Marino-Montefeltro, cui apro le braccia e il cuore per accogliervi e amarvi tutti, con l’entusiasmo e la passione che Gesù, mio Signore e mio tutto, riesce a infondermi. Grazie, è tutto ciò che riesco a dire.

Infine, non per importanza, ad Armida Barelli, Padre Agostino Gemelli, don Angelo Mazzarone, Piergiorgio Frassati, Giovanni Paolo II ed oggi, nel giorno del suo anniversario, a don Tonino Bello, cui affido il mio ministero episcopale, perché impari ad essere “cireneo della gioia” con “stola e grembiule”. Tutti loro dall’alto mi hanno guidato e mi guidano ad andare “Verso l’alto” senza alcun timore.

«Nell’amore non c’è timore» (1Gv 4,18)

Grazie

Discorsi all’Ingresso del Vescovo Domenico

COMUNICATO STAMPA

Sabato 18 maggio in Piazza Vittorio Emanuele II a Pennabilli si è celebrato l’ingresso in diocesi del nuovo pastore di questa Chiesa particolare: S.E. Mons. Domenico Beneventi, che succede al Vescovo emerito S.E. Mons. Andrea Turazzi. Al suo ingresso in diocesi, il Vescovo Domenico ha fatto due tappe lungo la Strada Marecchiese: nella parrocchia di San Pietro Apostolo in Pietracuta (San Leo), dove è stato accolto dal parroco don Andrea Bosio e dalla comunità locale e successivamente alla Casa di prima accoglienza di Secchiano gestita dalla Fondazione di religione San Paolo (Caritas diocesana). Dopo un breve momento di preghiera al cimitero di Pennabilli, Mons. Beneventi è stato accolto al suo arrivo da un gruppo di giovani che lo hanno accompagnato a piedi alle porte del paese dove è stato accolto dal primo cittadino Mauro Giannini e dalle istituzioni civili, militari e religiose. Nei “Giardini” di Via Roma si sono tenuti i saluti istituzionali e il corteo si è diretto poi, passando sotto l’arco floreale di Via Roma, verso la piazza, dove il Vescovo Domenico è stato accolto da oltre mille persone provenienti da tutta la diocesi e dalla Basilicata (oltre duecento persone). Presenti alla cerimonia insieme al Vescovo Domenico e al Vescovo Andrea, anche il Vescovo metropolita dell’arcidiocesi di Ravenna-Cervia S.E. Mons. Lorenzo Ghizzoni, il Vescovo di Rimini S.E. Mons. Nicolò Anselmi, il Vescovo emerito di Rimini S.E.Mons. Francesco Lambiasi, il Vescovo emerito di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti S.E. Mons. Giovanni Ricchiuti, l’Arcivescovo di Pesaro – Urbino-Urbania – Sant’Angelo in Vado S.E. Mons. Sandro Salvucci, Arcivescovo di Acerenza S.E. Mons. Francesco Sirufo. Dopo aver baciato il Crocifisso ed aver asperso l’assemblea, il Vescovo Domenico si è raccolto in Cattedrale per un breve momento di preghiera personale davanti al Santissimo Sacramento. La celebrazione eucaristica è iniziata alle ore 16:00 con la processione d’ingresso, il saluto del Vescovo emerito S.E. Mons. Andrea Turazzi e il momento di presa di possesso della Cattedra da parte di Mons. Domenico Beneventi. La giornata straordinaria si è conclusa con un rinfresco offerto a tutti i presenti nella Piazza Montefeltro, poco distante dal luogo della celebrazione dove si sono potuti incontrare e conoscere i fedeli di San Marino-Montefeltro e dell’arcidiocesi di Acerenza (PZ). Il Comitato Organizzatore dell’evento ringrazia di cuore tutti gli enti, le realtà aggregative, le associazioni e i gruppi che si sono attivati per la splendida realizzazione dell’evento. Un grazie di cuore al Comune di Pennabilli, in particolare al Sindaco Mauro Giannini, all’Arma dei Carabinieri, alla Polizia Municipale, al gruppo di volontari della Protezione Civile di Pennabilli, all’Associazione Nazionale Carabinieri – Sezione di Novafeltria. Grazie alla banda musicale di Perticara che ha accolto il Vescovo Domenico alle porte del paese e all’Associazione Pro Loco di Pennabilli per l’aiuto logistico. Menzione particolare per i volontari della diocesi, oltre 50, che si sono alternati tra venerdì 17 e sabato 18 maggio per i preparativi e per il regolare svolgimento della celebrazione e per tutti i collaboratori che si sono prodigati per gli allestimenti della piazza e delle vie del paese. Grazie a San Marino Rtv per la diretta – anche streaming – visibile su tutto il territorio nazionale seguita da migliaia di persone che hanno potuto assistere all’ingresso di Mons. Beneventi in diocesi da casa.

Le immagini più significative, insieme ai testi dei saluti istituzionali e dell’omelia, saranno pubblicati nei prossimi giorni sui canali multimediali della diocesi di San Marino-Montefeltro.

Ufficio Stampa
Diocesi San Marino-Montefeltro

Pubblichiamo la prima omelia del Vescovo Domenico durante la celebrazione di Ingresso e inizio del ministero pastorale e il Saluto del Vescovo Andrea, in qualità di Amministratore Apostolico.

Omelia di S.E. Mons. Domenico Beneventi

Messaggio di Saluto di S.E. Mons. Andrea Turazzi