Alla Caritas è affidata la mission di leggere e monitorare la realtà territoriale per rilevare le situazioni di bisogno, disagio ed emarginazione, non solo materiali ma anche culturali, allo scopo di far scaturire, partendo da una visione cristiana dell’uomo, strategie di aiuto per le persone che a lei si rivolgono. Tale mandato può essere assolto anche stimolando la ricerca e il confronto, finalizzati all’informazione ed alla formazione, su tematiche significative per tutta la società civile.
Partendo da questa consapevolezza e accogliendo l’invito del Segretario di Stato all’ISS, avv. Francesco Mussoni, di cercare di umanizzare l’ospedale, rendendo gli operatori sensibili e attenti al paziente e ai suoi familiari, si è costituita nel luglio 2013, su suggerimento di don Mirco Cesarini e sotto il coordinamento del direttore della Caritas Giovanni Ceccoli, una équipe composta da medici, farmacisti, infermieri, e dal cappellano dell’ospedale, che si prefiggeva lo scopo di:
- disegnare un modello di professionalità sanitaria che, pur ispirato dalla visione evangelica, fosse proponibile a tutti e fosse da tutti accettabile. Sarebbe davvero preoccupante, infatti, se nei luoghi di ricovero o cura convivessero, gli uni accanto agli altri, professionisti che operano secondo un’ottica di neutralità nei confronti del malato, immaginando che la malattia sia solo un meccanismo che si è inceppato e la cura lo strumento del ripristino automatico di quel meccanismo, e altri professionisti che si lasciano coinvolgere in un percorso di solidarietà con i malati consapevoli che essi pongono insieme alla domanda di salute anche la richiesta che venga data risposta a quella ricerca sul senso della vita che prepotentemente si pone nel momento della fragilità. In questo modo alcuni pazienti vivrebbero l’esperienza della accoglienza e della condivisione e altri quella dell’abbandono e della solitudine. Deve essere invece possibile che coloro che giungono in ospedale, agnostici, credenti o atei, trovino un operatore sanitario, medico e non, che ascolti con attenzione la loro storia di persone oltre che quella di malati e che li aiuti a cercare una risposta al perché della sofferenza, del limite, della morte.
- promuovere iniziative riguardanti la formazione e l’aggiornamento delle persone che operano nel settore sanitario;
- sensibilizzare la comunità cristiana ai temi della malattia e della sofferenza;
- promuovere iniziative finalizzate a migliorare l’assistenza ai malati, con particolare attenzione alle persone sole, emarginate, con patologie che richiedono cure particolari;
- collaborare con le associazioni di volontariato che operano in questo campo.
L’équipe ha progettato un percorso a largo respiro, patrocinato dalla Segreteria di Stato all’ISS, organizzando nell’anno pastorale 2013-2014 vari incontri accomunati dal titolo: “La malattia interroga l’anima”. La proposta è nata dalla considerazione che il progressivo miglioramento dei metodi e delle tecniche di cura non può non essere accompagnato dall’attenzione al paziente. La malattia oltre a chiedere una risposta adeguata dal punto di vista medico-scientifico, stimola domande che vanno al di là della dimensione fisica. Il paziente, prima di essere una macchina da aggiustare, è innanzitutto una persona che si pone e pone agli altri interrogativi sul senso di ciò che sta vivendo, che chiede di essere ascoltata e con la quale occorre creare una relazione positiva. Una persona che, generalmente, non è sola, ma che è accompagnata dai propri familiari e conoscenti i quali partecipano al suo percorso terapeutico.
Il prof. Germano Policante ha affrontato il rapporto con il paziente in due incontri dal titolo “Dal curare al prendersi cura: ascolto e attenzione ai bisogni del malato” (28 novembre 2013) e “La comunicazione empatica per incontrare i malati e i loro familiari” (16 gennaio 2014).
Il dr. Paolo Marchionni con la relazione intitolata “L’umanità delle cure, aspetti etici” (13 febbraio 2014) ha approfondito l’uso dei farmaci e delle cure nel difficile equilibrio tra terapia adeguata e accanimento terapeutico.
Infine Sua Em. il card. Elio Sgreccia, padre fondatore della Bioetica Personalista, ha affrontato il tema del “fine vita” con una relazione dal titolo “Vivere il morire: aspetti etici del fine vita” (20 marzo 2014).
Nell’anno 2015, con la nomina a responsabile di don Giuliano Boschetti, si è costituito l’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Salute e su sollecitazione di S.E. mons. Andrea Turazzi sono entrati a fare parte della équipe i rappresentanti delle Associazioni Diocesane che si occupano delle problematiche inerenti alla vita e quelle che prestano assistenza e vicinanza agli ammalati (Movimento per la vita, U.S.T.A.L.). In tal modo si è voluto dare un respiro diocesano al progetto iniziale e si è avviato il secondo ciclo di conferenze nelle quali si è affrontato il tema “Limiti e orizzonti” con l’intenzione di approfondire il rapporto tra le aspirazioni ed i desideri dell’uomo di fronte all’ostacolo della malattia.
Il prof. Daniele Celli (29 gennaio) partendo dalla constatazione che la dimensione della malattia riguarda tutti e fa parte della natura umana, sviluppando il tema assegnatogli “I desideri dell’uomo e la malattia” ci ha guidati alla scoperta, apparentemente paradossale, della sua positività. Secondo il relatore la vita è un regalo e la malattia è una benedizione in quanto parte della vita. C’è un Amore che ci ha voluti e pensati da sempre e la vera felicità consiste nell’andare incontro all’Amore che ci ha amati. Se riuscissimo a capire questo, allora ogni evento acquisterebbe un significato diverso: le gioie e le pene dell’anima sarebbero vissute come un’opportunità.
Il dr. Ossani nell’incontro del 12 marzo ha affrontato il tema “La famiglia di fronte alla malattia”. Ci ha aiutato a leggere e a comprendere i mutamenti avvenuti nella famiglia negli ultimi cinquant’anni e come tali cambiamenti hanno modificato il modo in cui la famiglia si pone di fronte alla malattia di un suo componente. L’assistenza al malato, da fatto sociale quale era all’interno della famiglia allargata, è diventata, nella famiglia mononucleare, fatto privato. La famiglia è allora costretta a ricercare autonomamente strumenti e risorse al suo interno, per gestire e reggere nel tempo la malattia, a volte in un clima di isolamento e solitudine. Ci ha spiegato ed aiutato a riconoscere, con adeguate esemplificazioni, i bisogni immateriali inespressi e ci ha indicato alcuni strumenti comunicativi utili per instaurare una vera relazione di aiuto (fatta di parole, di silenzi, di piccoli gesti significativi) che sia al servizio della famiglia.
Don Giovanni Nicolini (16 aprile) ci ha aiutato a rispondere a delle domande che tutti noi ci portiamo dentro: “Perché esiste la sofferenza? Perché la malattia? Perché la morte?”. Se ci limitiamo ad essere spettatori delle sofferenze degli altri e siamo troppo presi ad occuparci solo del nostro benessere, potremmo rispondere facilmente che la sofferenza fa parte della vita, che il mondo è fatto così, ma nel momento in cui facciamo l’esperienza diretta della sofferenza o perché ci ammaliamo o perché la malattia e la morte colpiscono i nostri affetti più cari, allora andiamo in crisi, ci chiediamo: “Perché proprio a me? Cosa ho fatto di male? Perché il Signore mi manda questa sofferenza? Per quale causa e per quale fine soffrire?
Nell’anno pastorale 2015-16 la riflessione e la ricerca sul fine vita hanno chiuso il ciclo triennale del progetto originario. Il sottotitolo scelto è stato: “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale”. Per favorire la partecipazione a questi momenti di formazione, si sono programmati gli incontri nei tre vicariati e si è deciso di affrontare la complessa problematica da ottiche diverse: antropologiche, psicologiche relazionali ed etiche.
Nel primo dei tre incontri programmati la dott.ssa Melina Perrina, ha sviluppato il tema “La dimensione della morte nella società di oggi”. Il prof. Gabriele Raschi e la dott.ssa Silvia Ceccoli con la relazione “Essere vicino a chi muore” si sono interrogati sull’impatto che la malattia ha sul malato e su chi l’assiste. Mentre il primo relatore ha trattato gli aspetti etici che chi assiste il malato deve affrontare, la seconda ne ha illustrato la dimensione psicologica.
Il prof. don Vittorio Metalli, partendo dal tema assegnatogli “Nella morte, la vita”, ha affrontato l’argomento del “fine vita” dal punto di vista della morale cristiana, cercando di rileggere le principali implicazioni etiche e personali.
Considerando il riscontro positivo del progetto “La malattia interroga l’anima” avviato nel 2013, l’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Salute, in collaborazione con la Caritas Vicariale di San Marino e con il Patrocinio della Segreteria di Stato alla Sanità e Sicurezza Sociale ha ritenuto significativo continuare il ciclo degli incontri inerenti la problematica della salute e per l’anno pastorale 2016-2017 ha scelto di approfondire il tema della disabilita, analizzata sia sotto l’aspetto culturale, che sociale e teologico. Gli incontri si prefiggevano di offrire, non solo agli operatori sanitari, ma a tutta la popolazione, l’opportunità di confrontarsi su una tematica quanto mai attuale e improcrastinabile per il suo portato quotidiano, attraverso un approccio “teorico” ed esperienziale/pragmatico. Per questo si è deciso di dare spazio alla testimonianza di persone del nostro territorio e del circondario che quotidianamente si ritrovano a convivere con la disabilità.
La dott.ssa Melina Perrina ha introdotto il tema: “La disabilità: disgrazia o grazia?”, Nanni Federico lo ha attualizzato con la sua testimonianza.
Il diac. Giorgio Pieri ha parlato di “Disabilità: esclusione o inclusione?”.
Infine don Lanfranco Bellavista, attraverso la testimonianza di alcuni membri della comunità della Piccola Famiglia dell’Assunta di Montetauro è entrato in uno sguardo di fede sul tema della disabilità e dell’accoglienza del disabile, partendo dal titolo: “Disabilità: tutti diversi… tutti salvati”. Nell’anno pastorale 2017-2018 è stato scelto come incontro annuale di formazione il titolo “Il cervello che invecchia…malattie neurodegenerative ed emarginazione dell’individuo”.
Il tema sviluppato ha posto l’accento sulle diverse problematiche che il malato affetto da malattie neurodegenerative vive e come queste si ripercuotono in ambito sociale e sanitario.
Il prof. Adolfo Morganti ha sottolineato che le diversificate condizioni di vita, le diverse realtà economico-sociali, l’apporto medico e quello familiare son sembrano sufficienti, da sole, ad acconsentire al cervello di non invecchiare. Incidono moltissimo la sfera emotiva e psicologica e gli stimoli derivanti dal confronto e dall’interazione con gli altri. Quanto più le stimolazioni sono numerose e coinvolgenti tanto più il cervello resiste ai danni dell’invecchiamento.
La dott.ssa Susanna Guttmann ha focalizzato l’attenzione sulla realtà sanmarinese, sull’importanza che, al di là delle cure mediche, assumono la solidarietà e le iniziative del volontariato.
La dott.ssa Chiara Monaldini ha, infine, affrontato gli aspetti più tecnici e specifici delle patologie che comportano una degenerazione delle cellule nervose; ha sottolineato l’importanza di una diagnosi precoce, poiché la terapia farmacologica è maggiormente efficace se iniziata all’esordio della malattia.
Nel corso degli ultimi quattro anni, in occasione della festa di San Luca, Patrono dei Medici, l’Ufficio Diocesano della Pastorale della Salute ha promosso due diversificate iniziative rispettivamente a San Marino e a Novafeltria: in Repubblica una celebrazione eucaristica nella cappella dell’ospedale per i medici, gli operatori sanitari e i volontari che prestano assistenza agli ammalati; a Novafeltria momenti d’incontro e di riflessione su temi etici, attinenti alla sanità, con il patrocinio dell’Ordine dei Medici della Provincia di Rimini e dell’Associazione Medici Cattolici di Rimini.
Nel 2015 il dr. Massimo Montesi, direttore della Scuola di Etica medica di Rimini e il dr. Antonio Polselli, oncologo riminese, hanno incontrato medici, operatori sanitari e un folto pubblico soffermandosi su “Riflessioni sull’etica di fine vita” con particolare riguardo alle relazioni familiari e a quelle intercorrenti tra medico e paziente. L’anno seguente il dr. Alberto Ravaioli, ex primario dell’oncologia riminese, è partito dall’analisi della parola “misericordia” per trattare l’argomento della “Misericordia nella sofferenza”.
La misericordia è, come dice il Nuovo Testamento, un sentimento generato dalla compassione e spinge l’uomo al soccorso dell’altro in difficoltà, cos. come illustrato nella parabola del Buon Samaritano.
Nel 2017 l’invito ad un nuovo incontro è stato rivolto al dr. Marco Maltoni, direttore dell’Hospice di Forlimpopoli, che ha trattato il tema delle cure palliative, approccio globale alla sofferenza che accompagna situazioni di patologie croniche, inguaribili, evolutive, fino a fasi di terminalità di malattia. Caratteristiche delle cure palliative sono l’attenzione alle dimensioni fisica, psicologica, sociale e spirituale della persona sofferente, mentre l’approccio deve essere multidisciplinare e d’equipe integrato dalle attenzioni in ambito familiare.
Ultimo, in ordine di tempo, l’incontro tenuto quest’anno con il prof. Adolfo Morganti, psicologo e psicoterapeuta, il dr. Cosimo Argentieri, psichiatra e psicoterapeuta ed il dr. Alberto Amadori, neurologo, che hanno parlato, dai rispettivi punti di vista, del “Cervello che si ammala” in riferimento alle malattie neuro-degenerative ed alla depressione.
Per l’anno pastorale in corso, 2018-2019, l’équipe ha deliberato di affrontare la complessa e problematica tematica delle dipendenze e ha scelto come titolo: “DIPENDENZE VECCHIE E NUOVE: la fragilità delle nostre generazioni” soffermandosi in modo più approfondito sulla dipendenza dall’alcool e con una particolare attenzione allo sballo dei giovani il venerdì o il sabato sera.
A cura dell’Equipe per la Pastorale della Salute: Boschetti don Giuliano, Angelini prof. Luciano, Antonczyk don Wladislaw, Bugli dott.ssa Anna, Ceccoli diac. Giovanni, Corsi dott.ssa Marina, Gasperoni Cesare, Marra dr. Giovanni, Muccioli Simona, Raschi prof. Gabriele, Ugolini sr. Norma, Tilio dr. Velio