Ringraziamenti per la festa per i 150 anni dell’Azione Cattolica Italiana

A pochi giorni dai festeggiamenti per i 150 anni dell’Azione Cattolica Italiana, celebrati
all’interno della Giornata Unitaria dell’associazione locale nella splendida cornice del
Campo Bruno Reffi in Città di San Marino lo scorso Sabato 15 Settembre, il Consiglio
Diocesano vuole esprimere la sua più profonda gratitudine verso tutti coloro che hanno
partecipato all’evento.
Sempre rimarremo infinitamente grati ai Vescovi emeriti di San Marino – Montefeltro
Mons. Paolo Rabitti, per aver accolto l’invito a partecipare alla festa, e Mons. Negri per il
messaggio che ha voluto indirizzare alla nostra associazione, e a Mons. Andrea Turazzi,
nostro Vescovo diocesano, per essere stato con noi. La loro vicinanza e quella di tutti
quanti i sacerdoti – non solo nostri assistenti – incoraggia tutti noi aderenti e non.
Un grazie particolare al giornalista, e conduttore della tavola rotonda, Francesco
Zingrillo, con il quale i presenti hanno viaggiato lungo il secolo e mezzo di storia
associativa attraverso interventi di livello e testimonianze autentiche di persone che
hanno vissuto, e vivono, l’AC. A questo si unisce il grazie a San Marino RTV e al Direttore
Generale, Carlo Romeo, per la possibilità di avere un loro professionista insieme a noi.
Ringraziamenti dovuti, non per formalità, ai graditi ospiti – e prima di tutto amici – Ernesto
Preziosi e Paolo Seghedoni, con i quali è stato possibile realizzare un’interessante tavola
rotonda preparata e pensata dall’équipe organizzativa.
Infine, in bocca al lupo a “Le Panche Di Legno”, band giovanile dell’Azione Cattolica
diocesana di Faenza – Modigliana, perché il loro autentico e non banale saper divertire
diventi uno stile da cui prendere esempio.
A tutti i ragazzi, le famiglie, i giovani, gli adulti e i sacerdoti presenti, vogliamo augurare
che lo stile dell’AC renda straordinario l’ordinario di ciascuno. Grazie della fiducia e della
gioia che donate ad un’associazione che, seppure “anziana”, rimane sempre fervida e
attiva come non mai, riunendo persone di ogni età attorno a obiettivi comuni di crescita
nel servizio, nella fraternità, nella fede.

Ufficio Stampa diocesano

Omelia nella celebrazione del Mandato agli operatori pastorali

Pennabilli (Cattedrale), 23 settembre 2018

Gv 20,11-18

(da registrazione)

All’inizio di questo nuovo anno pastorale, se fosse possibile, darei a tutti il biglietto per andare a Gerusalemme, perché vorrei salissimo insieme al sepolcro, dove era deposto Gesù, per rivivere lo stupore e la gioia delle donne e dei primi discepoli e per sentir risuonare, come la prima volta, l’annuncio: «Gesù è risorto. Non è qui. È vivo!» (cfr. Mc 16,6).
In mezzo a noi ci sono tante persone che alla tomba vanno spesso, perché hanno dei loro cari, e piangono. Ci sono persone che, di fronte alla prospettiva di mettersi in cammino verso il sepolcro dove è deposto Gesù, si chiedono: «Chi ribalterà la grossa pietra?». Ognuno di noi ha “la sua grossa pietra”, quella che gli fa dire: «Schiacciato qui sotto non faccio ragionamenti, grido!». La grossa pietra può essere un perdono che non arriva o un perdono che non parte, un’abitudine di peccato che non si riesce a vincere o un dramma in famiglia. C’è chi arriva a dire «basta». Ma l’andare al sepolcro di Gesù, in quel luogo di buio, paradossalmente fa incontrare la luce.
Vorrei trascinare tutti i miei fratelli per mano – per l’incarico che ho devo aprire la strada – per salire tutti insieme al sepolcro.
Auspico che la nostra spiritualità sia connotata fortemente dalla risurrezione. Tutte le pietre verranno rovesciate se crediamo nel Signore Gesù! Quando arriviamo al Santo Sepolcro, è come se venissimo rimandati indietro. Pensiamo alle migliaia di pellegrini che sono saliti a Gerusalemme nel corso dei secoli. Pensiamo ai crociati andati per liberare il Santo Sepolcro. In questi ultimi anni i pellegrini sono triplicati. Alla tomba si ode una parola che ricaccia tutti indietro: «Non est hic!». È utile sentirci dire che il Signore non è lì. Sappiamo dove cercarlo.
Nella lettura breve dei Vespri abbiamo ascoltato la narrazione di un incontro col Risorto. Maria di Magdala va alla tomba, ma non vede il Signore. Quando arriva, non lo riconosce. C’è una costante nei racconti di risurrezione: Gesù c’è, ma non viene riconosciuto. Non l’hanno riconosciuto i pescatori sul lago: lo riconoscono soltanto dopo aver ascoltato l’invito: «Gettate ancora le reti dalla parte destra della barca» (cfr. Gv 21,6). I due di Emmaus hanno fatto strada con Gesù senza capire chi fosse e l’hanno riconosciuto quando ha spiegato le Scritture e ha spezzato il pane: «Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentr’egli ci parlava…» (cfr. Lc 24,32). Così Maria di Magdala: lo riconosce soltanto quando si sente chiamare per nome: «Maria!» (cfr. Gv 20,16).
La nostra situazione di cristiani del terzo millennio non è così differente da quella dei primi discepoli. Loro lo vedevano, ma non lo riconoscevano; allo stesso modo noi facciamo fatica a riconoscerlo. Però, mettendoci in ascolto della Parola, credendo che è vera e cercando di viverla, sentiamo la sua presenza. Ad esempio, Gesù dice di «perdonare settanta volte sette» (cfr. Mt 18,22): proviamo, vedremo che cosa si muoverà dentro di noi. Gesù dice: «Siete sale della terra e luce del mondo» (cfr. Mt 5,13-14), accettiamo la sfida, vedremo quanta forza troveremo. Proviamo a vivere concretamente la Parola.
Nel Vangelo di oggi (cfr. Mc 9,30-37) abbiamo letto che Gesù prende un bambino e lo mette «nel mezzo». Perché «nel mezzo»? Perché fosse equidistante. Quel bambino rappresenta “la fragilità”; è piccolo, reclama protezione, aiuto. Gesù lo mette «nel mezzo» affinché ognuno ne sia responsabile e possa fare qualcosa per quel bambino. Penso a quanto sta accadendo a San Marino, dove si sta lavorando ad una legge per l’introduzione dell’aborto. Anche noi siamo responsabili: quel bambino che non viene accolto è un fragile. Un altro fragile è sicuramente l’anziano, un altro l’ammalato, il profugo, ecc. Ognuno sa quali sono le fragilità in cui si imbatte ogni giorno. Quella fragilità è il bambino che Gesù mette nel mezzo. Ma il bambino nel mezzo è anche un maestro, perché i bambini sanno cavar fuori da noi il meglio, ci insegnano la fiducia, ci insegnano a ricominciare. Ad esempio, piangono e poi improvvisamente ridono…
Concludo leggendo alcune righe di una preghiera di San Bernardo, uno dei più brillanti scrittori del Medioevo. È Gesù che parla con Maria di Magdala: «Donna, perché piangi? Chi cerchi? Colui che cerchi è con te, e non lo sai? Possiedi la vera, eterna felicità e piangi? Hai dentro di te quello che cerchi al di fuori. E veramente stai fuori, piangendo vicino a una tomba. Ma Cristo ti dice: il tuo cuore è il mio sepolcro: io non vi riposo morto, ma vivo in eterno. La tua anima è il mio giardino… Il tuo pianto, il tuo amore e il tuo desiderio sono opera mia: tu mi possiedi dentro di te senza saperlo, perciò mi cerchi al di fuori. Allora ti apparirò all’esterno, per riportarti nel tuo intimo e farti trovare nell’interno quello che cerchi fuori. Maria, io ti conosco per nome, tu impara a conoscermi per fede… Non toccarmi, perché non sono ancora asceso al Padre: tu non hai ancora creduto che io sono eguale, coeterno e consustanziale al Padre. Credi dunque questo e sarà come se mi avessi toccato. Tu vedi l’uomo, perciò non credi, perché non si crede quello che si vede. Dio non lo vedi: credi e vedrai». (S. Bernardo, In Passione et resurrectione Domini, 15,38)

Omelia nella XXIII domenica del Tempo Ordinario

Monte Cerignone, 9 settembre 2018

S. Cresime

Is 35,4-7
Sal 145
Gc 2,1-5
Mc 7,31-37

(da registrazione)

Si narra nella Bibbia che un grande re – forse il più grande re d’Israele – la notte precedente la sua incoronazione si mise in preghiera. Sentì un’ispirazione interiore, un suggerimento dell’anima, proveniente da Dio, che diceva: «Che regalo vorresti per la tua incoronazione?». Il re rispose: «Signore, donami la sapienza, donami un cuore che sa ascoltare». Il Signore Dio lo apprezzò molto e gli disse: «Siccome non hai chiesto né oro, né ricchezze, né fama… ti farò dono della sapienza» (cfr. 1Re 3,5-15). Quel re era Salomone. Venne addirittura dall’Africa la famosa regina di Saba a rendergli omaggio, tanto era celebre la sua sapienza. Salomone dimostrava la sua sapienza elargendo pareri e sentenze colme di saggezza. Da dove gli veniva un parlare così sapiente? Gli veniva da un cuore che sa ascoltare.
Accade così anche nella struttura delle nostre persone: chi è sordo non riesce a parlare; emette suoni, fonemi, farfuglia, ma non può pronunciare parole. Come metafora, ciò vale per la nostra vita, per i rapporti tra noi. Sai ascoltare veramente? Allora ti verranno parole adeguate o silenzi veri, cioè pieni di verità, sapienti.
I primi anni che ero parroco, una sera dopocena, mi telefonò una persona in lacrime per darmi una notizia terribile: suo figlio aveva perso la vita in un incidente stradale. Quando le dissi che sarei andato subito a trovarla, si arrabbiò con me e mi disse che l’indomani avrei dovuto spiegarle perché era successo. Quella sera andai a dormire molto turbato, mentre provavo continuamente a mettere in fila i pensieri che avrei dovuto dirle. La mattina successiva chiesi al Signore di rendermi capace di ascoltare profondamente e di accettare come rivolte a me le parole che, eventualmente, avesse detto contro di lui. Lasciai da parte pensieri, concetti, parole e andai da lei solo per ascoltare il suo dolore. Quando la signora mi venne incontro l’abbracciai e lei mi raccontò quanto era successo e cosa provava. Se si ascolta profondamente, ci si coinvolge. Penso ai figli: ascoltano veramente i loro genitori? Anche al di là delle parole? E i genitori, ascoltano veramente? In qualche famiglia si parla tra sordi… un piccolo corridoio di tre metri sembra un labirinto. Quanti figli perduti nelle nostre case! Si possono perdere i figli anche in un piccolo appartamento, se non si ascoltano. Così insufficiente sono tante volte il nostro ascoltare e le nostre comunicazioni.
Dalla metafora passiamo al racconto evangelico. Ecco un uomo – racconta il Vangelo –prigioniero del silenzio. Una vita chiusa, accartocciata su se stessa, come la sua lingua. Però, è un uomo fortunato, perché ha degli amici che lo portano da Gesù e gli dicono: «Trova un rimedio, perché vivere senza relazioni, senza poter sentire, senza poter parlare, è un non vivere. Ci vuole qualcosa di straordinario… Signore, fa qualcosa!». È bellissimo vedere il procedimento col quale Gesù restituisce quell’uomo alla relazione, al rapporto, che è vitale. Gesù lo porta fuori dalla folla e dalla confusione. Stabilisce un rapporto “a tu per tu” con lui, intimo. Poi, gli accarezza orecchi e bocca: c’è un contatto corporeo, quasi indiscreto. In bocca abbiamo solo tre cose: il respiro, la parola, la saliva. Ebbene, in questo contatto corporeo, il Signore Gesù mette la sua saliva sulle labbra del sordomuto. C’è, inoltre, un coinvolgimento empatico di Gesù: Gesù alza gli occhi al cielo, sospira, si coinvolge; ha di fronte un uomo che è privato della cosa più necessaria, il rapporto, e pronuncia la parola aramaica, «Effatà», che vuol dire: «Apriti!» (Mc 7,34). «Apriti!», come una finestra che riceve il sole, come uno scrigno dentro al quale c’è un tesoro, come una conchiglia che mostra una perla. Questo è il nostro cammino per diventare credenti.
Dico a voi ragazzi: «Ascoltate le parole dei vostri genitori, dei catechisti, del parroco, dei vostri insegnanti, affinchè possiate incontrare Gesù, che vi renderà persone capaci di ascolto. Allora saprete dire parole sapienti, come il grande re Salomone». Questa è la Cresima: verrete qui davanti, anch’io compirò un gesto con un contatto fisico (traccerò un segno sulla vostra fronte), sentirete il profumo del sacro crisma (segno del bacio dato dal Signore sulla vostra fronte). Dopo mezz’ora non si sentirà più niente, ma quel bacio rimarrà per sempre. In qualsiasi posto andrete, qualsiasi cosa farete nella vita, quel bacio sarà indelebile. Auguri, per il vostro cammino e per il vostro incontro con Gesù.

Omelia nella festa della Natività della Beata Vergine Maria

Santuario Madonna del Faggio, 8 settembre 2018

Mi 5,1-4
Sal 12
Mt 1,1-16.18-23
(da registrazione)

Il Vangelo propone un lungo elenco di nomi che è la genealogia di Gesù per indicare il suo radicamento nella nostra umanità. Su ogni personaggio si potrebbero dire molte cose e non tutte edificanti; dell’elenco fanno parte, infatti, personaggi molto discutibili. Nelle origini di Gesù, e prima ancora di Maria, incontriamo persone di tutti i tipi.
Ognuno di noi, se osserva la propria storia, la storia della propria famiglia, può cogliere le “macchie” e le ferite dal punto di vista morale, o politico, o di salute, ecc.
Come hanno fatto Gesù e Maria, ognuno di noi deve fare in modo, con l’impegno, con il desiderio di santità, con la vita, ma soprattutto con l’onnipotenza della grazia, di risanare la propria razza.

Vorrei farvi notare la bellissima antifona al Benedictus nella liturgia delle Lodi, che dà un’intonazione gioiosa a questa giornata: «La tua nascita, Vergine Madre di Dio, ha annunziato la gioia al mondo intero». Ogni bambino che nasce è un momento di gioia e di festa, per lui che viene al mondo, per la sua famiglia e per l’umanità. La nascita di Maria è un annuncio di gioia per il mondo intero: «Da te è nato il sole di giustizia, Cristo Nostro Signore». Quindi, Maria è il cielo sul quale il sole di giustizia, che è Gesù, è venuto in questo mondo. Questa è la missione di Gesù: «Ha tolto la condanna e ha portato la grazia, ha vinto la morte e ci ha donato la vita». Dunque, Maria è collocata al centro del mistero cristiano.
All’epoca del Concilio Vaticano II ero troppo giovane per capire la portata del dibattito che, dentro e fuori il Concilio, andava infiammando i teologi. Eravamo agli inizi degli anni ’60. Qualcosa arrivò anche a noi studenti di Liceo. Questo il dibattito: scrivere un documento intero del Concilio sulla Madonna, o dedicarle un capitolo alla fine del documento fondamentale, la costituzione dogmatica sulla Chiesa? A chi ascolta parrà una questione solo tecnica e secondaria. In realtà, la decisione avrebbe orientato la fede della Chiesa sul “posto” di Maria nella vita e nel culto della Chiesa stessa. A partire dal XVII secolo ci fu tutto un movimento mariano che ha fatto devotamente a gara a chi inventava un titolo inedito in onore della Madonna, o lanciava una nuova festa (Madonna del Faggio, Madonna della Consolazione, Madonna delle Grazie, Madre della Misericordia… un Padre della Chiesa è arrivato a dire: «De Maria numquam satis», cioè «di Maria non puoi mai dire abbastanza»), o ne affermava un privilegio in più. Ma c’era bisogno, e questo è stato lo sforzo del Concilio, di incanalare la devozione mariana non su quella che è la devozione o addirittura il devozionismo, ma all’interno della storia della salvezza e quindi all’interno della Chiesa: la Madonna è il membro più eccelso, il modello più perfetto, ma non al di fuori, né al di sopra della Chiesa. Maria è dentro la Chiesa, anche se la chiamiamo Madre della Chiesa, in quanto è «figlia del suo Figlio» (cfr. Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, Canto XXXIII). È il mistero cristiano di Dio che si è fatto uomo. Il Concilio ha tenuto in gran conto l’esigenza di un ritorno alla sobrietà delle Scritture. Così facendo, ha reso la figura della Madonna più grande e più vicina nello stesso tempo. È avvenuto come quando si restaura un quadro. Penso ad esempio alla Madonna della Misericordia di Montegiardino, dipinto della scuola del Tiepolo: colori bellissimi, delicatissimi, ogni pennellata è un capolavoro; vedendo che si screpolava e si anneriva per il fumo delle candele, gli veniva data una mano di colore; dopo che anche quello strato sovrapposto sbiadiva, lo ricoprivano con uno smalto. Si creava così una crosta, che aveva snaturato la sua bellezza. I restauratori hanno tolto la crosta e sono riemersi colori splendidi. Il Concilio ha fatto un’operazione simile a quella che si è fatta con il quadro della Madonna della Misericordia di Montegiardino: ha tolto la crosta perché l’immagine riapparisse nello splendore dei suoi colori originali, voluti dall’artista, che è il Signore. Paolo VI, che tra un mese verrà proclamato santo, ha scritto: «È la prima volta che un Concilio ecumenico presenta una sintesi così vasta della dottrina cattolica circa il posto che Maria Santissima occupa nel mistero di Cristo e della Chiesa» (cfr. Paolo VI, Omelia, Chiusura terza sessione, Concilio Vaticano II). È questo il motivo per cui, sacerdoti, catechisti, educatori, quando parlano di Maria, partono da quanto di lei dice il Nuovo Testamento. È un nuovo modo di parlare di Maria, più essenziale nella dottrina, meno indulgente al sentimentalismo.
Si potrebbe dire che il Nuovo Testamento abbia percorso tre tappe successive. Provo a sintetizzarle. La nascita delle Sacre Scritture è un’operazione complessa, perché è un’opera umana e divina; le Scritture sono sacre, perché di ispirazione divina, ma è intervenuto anche uno strumento umano: l’evangelista Matteo, Luca, Marco, Giovanni… Se apriamo il Nuovo Testamento, dal Vangelo di Matteo all’Apocalisse, troviamo che c’è un primo strato, che gli studiosi riescono ad isolare, in cui tutta l’attenzione è concentrata su Gesù, il Cristo. La Madonna è annunciata come colei che genera: «Quando venne la pienezza del tempo Dio mandò suo Figlio, nato da una donna» (Gal 4,4). Il primo strato si ferma qui. Colui che adoriamo come Cristo è nato da una donna: è vero uomo. La donna, Maria, non viene neanche nominata: è il segno che esprime l’incarnazione.
Nel secondo strato si mette in luce Gesù nel suo ambiente. Abbiamo letto la sua genealogia. La sua prima predicazione, quando a trent’anni lascia la casa di Nazaret, registra da una parte chi crede (gli apostoli, i discepoli, i seguaci) e dall’altra anche chi non crede; anzi, i parenti – dice il Vangelo di Marco – vengono a prenderlo perché dicono che «è fuori di sè» (Mc 3,21). In questo contesto, gli autori dei Vangeli, sono preoccupati di dire quali sono i veri legami con Gesù. Gesù arriverà a dire a proposito dei compaesani scettici: «Nessuno è profeta in patria» (Lc 4,24). I veri legami non sono quelli della carne, ma quelli della fede, di chi ascolta la Parola e la mette in pratica. In questo contesto è posta la Madre di Gesù, la prima discepola.
Poi c’è un terzo momento, un terzo strato. A partire dalla comunità di Gerusalemme si è sentita l’esigenza di incorporare all’annuncio di Gesù morto e risorto anche il racconto delle sue origini umane. Sono i cosiddetti Vangeli dell’infanzia (cfr. Mt 1-2; Lc 1-2.). Nel Vangelo di Luca la Madre di Gesù ha un’enorme importanza. Forse, proprio per questo, la tradizione identifica questo evangelista come primo iconografo della Vergine.
Poi, gli scritti di San Giovanni – Vangelo ed Apocalisse – collocano la Madre di Gesù nel mistero della “sua ora”, quella della morte e risurrezione. In questo mistero, con un procedimento di inclusione, Maria è posta all’inizio e alla fine. All’inizio, alle nozze di Cana, quando Maria dice: «Non hanno più vino», allusione al mistero della nostra umanità senza vino, cioè senza forza, senza grazia, senza luce e Gesù: «Donna, non è giunta la mia ora» (cfr. Gv 2,3-4). Quando sarà la sua ora? Quando sarà innalzato da terra. Poi, troviamo Maria alla fine della vita pubblica di Gesù, sul Calvario (Gv 19,25-27), ai piedi della croce, quando è giunta l’ora della redenzione.
Dunque, il nostro amore alla Madonna non è sentimentalismo, ma è radicato nelle Sacre Scritture. Aiutaci, Signore, ad andare sempre più in profondità in questo amore. Così sia.

Periodico Montefeltro settembre 2018

Iniziative promosse e svolte nella Diocesi di San Marino-Montefeltro

31/08 – 2/09/ 2017 Summer School c/o il Monastero “Agostiniane” di Pennabilli
Il futuro della fede. Nell’educazione dei giovani la Chiesa di domani. (Cfr. Programma).

Ven. 19 settembre e Ve. 19 ottobre 2018, ore 21, Domagnano, sala vescovile
Seminari che completano il percorso di approfondimento dedicato all’esortazione “Amoris laetitia”: “La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie” (cfr. Programma)

Da lunedì 8 ottobre 2018 a lunedì 25 marzo 2019 – a Macerata Feltria (dalle 20,30 alle 22,30)
Il racconto accurato di Luca. Percorso di approfondimento biblico sul terzo Vangelo [Corso biblico in 8 incontri a cura dei Proff. M. MONTAGUTI e D. ARCANGELI; cfr. Programma]

Da martedì 16 ottobre a martedì 27 novembre 2018 (dalle 20,30 alle 22,30), Domagnano, sala vescovile
I fondamenti della Dottrina Sociale della Chiesa. Corso in 8 incontri a cura del Prof. M. Mussoni (cfr. Programma)

Da Ven. 1 Marzo 2018 a Lunedì 29 Aprile
Bioetica di fine vita. Uno sguardo dentro l’esperienza del soffrire e del morire. Corso di aggiornamento, formazione e ricerca (rivolto ai Docenti di Religione Cattolica e ai Docenti delle scuole di ogni ordine e grado) [cfr. programma]

Master in “Valorizzazione dell’Arte sacra e del Turismo religioso” anno 2018/19

Da tempo si continua a ripetere che la ricchezza del nostro paese consiste nell’arte e nel turismo, che il nostro “granaio” sta nella grande bellezza; un vasto museo diffuso, giacimenti di arte sacra unici al mondo per quantità e qualità: chiese, santuari, abazie, complessi monastici, musei, archivi, biblioteche…
Occorre ripensare obiettivi, strutture, metodi e criteri riguardanti la valorizzazione e la tutela, ma ancor prima è necessaria un’approfondita conoscenza dei contenuti non solo storico-artistici, ma anche biblici, teologici, iconografici, simbolici dell’Arte sacra, in un rinnovato confronto tra Parola e immagine, tra Bibbia e arte, tra liturgia e architettura, esplorando le concrete potenzialità catechetiche, educative, culturali e spirituali dell’opera come via della bellezza.
Ricostruire un rapporto vivo e vitale con i beni culturali ecclesiastici è anzitutto un atto d’amore verso l’uomo del nostro tempo che nella bellezza ancora trova spazi di senso e di verità. Occorre trasformare il bene artistico ecclesiastico da peso morto e assillo in termini di costi, di manutenzione e di gestione, in strumento vivo di evangelizzazione, di identità e memoria, ma anche di risorsa spirituale e culturale, dunque di sviluppo e di crescita.
Questo è ciò che si propone di mettere in atto l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “A. Marvelli” (istituzione accademica delle diocesi di Rimini e San Marino-Montefeltro, collegata alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna – Bologna), mediante il Master di primo livello in “Valorizzazione dell’arte sacra e promozione del turismo religioso”.
Grazie a un qualificato gruppo di docenti e studiosi specialisti questa offerta formativa si concentra sulla progressiva valorizzazione del ricco patrimonio di arte sacra, a partire da quanto presente in area romagnola, lavorando in termini di conoscenza, di ricerca e innovazione.
L’intento è quello di formare precise competenze e figure professionali specializzate nell’ambito dei Beni culturali ecclesiali e del turismo religioso e culturale; ambiti finora generalmente trascurati.
Si pensi in particolare a questi profili: guide in arte sacra; esperti di teologia simbolica e di catechesi attraverso l’arte; responsabili di arte sacra e di beni culturali ecclesiali; responsabili della tutela e valorizzazione dei beni artistici del territorio, nonché dei beni paesaggistici nella formulazione dei Parchi culturali ecclesiali; consulenti di architettura per il culto con specifiche competenze in ambito architettonico-liturgico; guide ed esperti di didattica museale e di educazione all’immagine; animatori di pellegrinaggi e di percorsi artistici qualificati; operatori di turismo culturale e religioso; organizzatori di eventi culturali.

Il Master ha ottenuto rilevanti patrocini e si avvale di numerose collaborazioni: Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna; Opera Pellegrinaggi della Romagna; Opera di Religione della Diocesi di Ravenna; Diocesi di S. Marino-Montefeltro; Alma Mater Studiorum – Università di Bologna; Ordine degli Architetti della Provincia di Rimini; Fondazione Universitaria S. Pellegrino; Ufficio Nazionale della CEI per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport; Ufficio Nazionale della CEI per i Beni culturali ecclesiastici; Fondo Ambiente Italiano FAI – Delegazione di Rimini; Società Italiana di Scienze del Turismo (SISTUR); Centro di Studi Avanzati sul Turismo (CAST).

Le ISCRIZIONI sono aperte fino al 15 ottobre 2018.

Per informazioni: ISSR “A. Marvelli”, via Covignano 265, 47923 Rimini. Tel. e fax 0541-751367, e-mail segreteria@isrmarvelli.it; sito: www.issrmarvelli.it.

Offerta formativa 2018/19

Sintesi dell’offerta formativa dell’Istituto “A. Marvelli” 2018-2019

L’offerta formativa dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Marvelli” delle Diocesi di Rimini e di San Marino-Montefeltro si propone come un unicum nel nostro territorio per ampiezza delle proposte, sistematicità di approccio, qualità scientifico-didattica e completezza di sguardo sui diversi versanti della cultura religiosa. Questa offerta formativa comprende:
1. Un ciclo di studi Triennale di I livello, che offre la possibilità di intraprendere un approfondito studio dei fondamenti della dottrina cristiana (biblici, teologici, liturgici, sacramentali, spirituali, morali, storico-patristici, ecc.). Questo percorso consente il conseguimento finale di una Laurea triennale in Scienze Religiose.
Le lezioni del triennio si svolgono il giovedì e il venerdì (dalle 17,10 alle 22,25).

2. Un biennio di Specializzazione, nell’indirizzo Pedagogico-Didattico, che si rivolge non solo a tutti coloro che intendono abilitarsi per l’Insegnamento della Religione Cattolica nella scuola, giungendo al conseguimento di una Laurea Magistrale in Scienze religiose (requisito indispensabile per l’insegnamento dal settembre 2017), ma anche a chi desidera formarsi come educatore al servizio della comunità ecclesiale, oppure come educatore responsabile di oratori e centri educativi; operatori culturali e della comunicazione sociale.
Le lezioni del biennio si svolgono il martedì e il mercoledì (dalle 17,10 alle 22,25).

3. Un Master universitario di I livello in “Valorizzazione dell’Arte Sacra e del Turismo religioso”, strutturato su 2 annualità. Esso propone un’attenta riconsiderazione dell’arte sacra come “luogo teologico”, esplorando le straordinarie potenzialità (teologiche, catechetiche, liturgiche, pastorali, spirituali…, ma anche turistiche) ad essa connesse. L’intento è quello di formare competenze in ambito catechetico-liturgico e pastorale attraverso l’arte, ma anche specifici profili professionali: guide in arte sacra; responsabili di beni culturali ecclesiali; responsabili della tutela e valorizzazione dei beni artistici del territorio; animatori di pellegrinaggi e di percorsi artistici qualificati; operatori di turismo culturale e religioso; consulenti di architettura per il culto, ecc.
Le lezioni del Master si svolgono il martedì e il mercoledì, (dalle 18,50 alle 22,25).

4. Un Corso di Alta Formazione in “Dialogo Interreligioso e Relazioni Internazionali”, strutturato su 2 annualità, che sarà attivato da questo anno accademico 2018-2019 in collaborazione con l’Università degli Studi di San Marino. Questo percorso intende caratterizzarsi per la qualità scientifica e metodologica, offrendo la possibilità di un’accurata preparazione in ambiti oggi ancora molto trascurati dalla formazione universitaria nel nostro paese e in Europa, nonostante la loro cruciale emergenza e rilevanza culturale, spirituale, sociale e geopolitica.
Le lezioni si svolgeranno a partire dal 15 ottobre e fino a maggio, il lunedì sera (dalle 17,100 e qualche sabato mattina.

5. Accanto ai percorsi istituzionali, dallo scorso anno 2017-18 è stato avviato un fecondo Percorso di Teologia Pastorale, concentrato in un solo anno, che prevede lo svolgimento di soli 4 corsi fondamentali (Introduzione alla Sacra Scrittura; Teologia Spirituale; Liturgia; Teologia Pastorale) il giovedì sera (dalle 18,50 alle 22,25). Il percorso è rivolto in particolare agli operatori pastorali e ai diversi ministri (accoliti, lettori, ecc.), ministri per il servizio della Parola di Dio, della catechesi, operatori della carità e della famiglia.

6. Corsi opzionali di Lingue bibliche: Ebraico e Greco (che saranno attivate solo con un numero minimo di 10 iscritti).

Coloro che non intendono conseguire il titolo accademico possono comunque frequentare (in qualità di studenti ospiti- uditori) anche singoli corsi del piano di studi, sulla base dei loro interessi e delle specifiche esigenze formative.

Le iscrizioni sono aperte dal 1 Settembre al 15 Ottobre 2018

Oltre alla didattica ordinaria, l’ISSR propone durante l’intero Anno Accademico anche diverse attività culturali integrative: seminari di studio, convegni, conferenze, coinvolgendo studiosi ed esperti di rilevanza nazionale e internazionale.
Informazioni più dettagliate (discipline, docenti, orari, convegni e seminari, ecc.) sono sempre disponibili sul sito internet: www.issrmarvelli.it.
La Segreteria (aperta dal Lunedì al venerdì) è presso la sede dell’ISSR, via Covignano, n.265, 47923 Rimini; tel. (e Fax) 0541-751367 – email: segreteria@issrmarvelli.it.