Il rapporto tra i giovani e la fede

Giornata del malato

Sabato 11 Febbraio 2017, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, si celebra la XXV° Giornata Mondiale del Malato indetta dalla CEI –Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute; istituita nel 1992, serve per ricordare a tutti l’importanza del lavoro degli operatori sanitari e della solidarietà di ciascuno di noi verso coloro che soffrono e che, troppo spesso vengono dimenticati.

La Celebrazione eucaristica solenne della Giornata avrà luogo a Lourdes.

Il tema di quest’anno, tratto dal Vangelo di San Luca “Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome “(Lc 1,49), costituisce un’occasione di attenzione speciale alla condizione degli ammalati e, più in generale, dei sofferenti; e al tempo stesso invita chi si prodiga in loro favore, a partire dai familiari, dagli operatori sanitari e dai volontari, a rendere grazie per la vocazione ricevuta dal Signore di accompagnare i fratelli ammalati”.

Papa Francesco nel suo messaggio tratteggia con parole di grande forza lo spirito e il carisma unitalsiano ricordando Bernadette, che “dopo essere stata alla Grotta, grazie alla preghiera, trasforma la sua fragilità in sostegno per gli altri, grazie all’amore diventa capace di arricchire il suo prossimo e, soprattutto, offre la sua vita per la salvezza dell’umanità”.

Il Papa invita tutti a chiedere una grazia speciale all’Immacolata Concezione per “saperci sempre relazionare al malato come ad una persona che, certamente, ha bisogno di aiuto, a volte anche per le cose più elementari, ma che porta in sé il suo dono da condividere con gli altri”.

Nel suo messaggio dedicato all’appuntamento di Lourdes il Pontefice ricorda ancora “che ogni malato è e rimane sempre un essere umano, e come tale va trattato. Gli infermi, come i portatori di disabilità anche gravissime, hanno la loro inalienabile dignità e la loro missione nella vita e non diventano mai dei meri oggetti, anche se a volte possono sembrare solo passivi, ma in realtà non è mai così“.

Un vero e proprio programma d’azione per la nostra Associazione che rappresenta anche il senso profondo del nostro “essere in pellegrinaggio ogni giorno accanto a chi soffre”. 

              L’USTAL-Unitalsi di San Marino Montefeltro è impegnata a promuovere iniziative con visite agli ospiti di case di riposo ed ospedali della Diocesi, consegnando ad operatori e degenti la cartolina con il logo della giornata e con la preghiera del malato.    La cartolina verrà recapitata anche a tutte le parrocchie affinchè la giornata venga opportunamente celebrata e data agli ammalati ai quali viene portata l’eucarestia.

Per l’occasione l’USTAL – UNITALSI ha organizzato le seguenti celebrazioni:

  • Sabato 11 febbraio alle ore 15,30 S. Messa nella Cappella della Resurrezione (Ospedale di Stato RSM) presieduta dal Vescovo S.E. mons. Andrea Turazzi

 

  • Sabato 11 febbraio alle ore 17,30 S. Messa nella Chiesa Parrocchiale di Macerata F.

 

  • Sabato 11 febbraio Alle ore 19,00 S. Messa nell’Ospedale Sacra Famiglia di Novafeltria

San Marino   7 febbraio 2017

Periodico Montefeltro febbraio 2017

Raccolta Straordinaria in aiuto alle popolazioni della Siria

“Il popolo sammarinese c’è!”

Raccolta Straordinaria in aiuto alle popolazioni stremate della Siria.

Come preannunciato in precedenza il COMITATO appositamente costituito insieme a tutte le Associazioni Cattoliche di San Marino, comunica i risultati parziali della sottoscrizione straordinaria per la raccolta fondi da destinare alle popolazioni Siriane.

Ad oggi abbiamo raccolto la cifra di 16.662,00 euro. Si informa che alla fine di Ottobre sono stati consegnati da alcuni membri del Comitato 5.100 euro ai Frati della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme, che hanno già consegnato ai loro confratelli presenti in Siria.

Si informano tutti i cittadini che la raccolta terminerà il 5 febbraio 2017.

Il ricavato verrà consegnato alla Custodia di Terra Santa, la quale provvederà a farlo pervenire ai loro frati Francescani che operano in Siria e in particolare a Padre Ibrahim Alsabagh ofm, parroco di Aleppo, per le emergenze quotidiane della popolazione. La Caritas San Marino conserverà per 3 mesi tutta la documentazione inerente alla raccolta, che sarà a disposizione di chiunque desideri controllare gli esiti della raccolta. Si sottolinea che la raccolta non ha comportato alcun costo, obiettivo raggiunto grazie ai volontari che si sono accollati tutti gli oneri e le spese resesi necessarie, pertanto l’intera raccolta fondi sarà destinata agli interventi.

Ringraziamo le Associazioni e tutti i Sammarinesi per la solidarietà dimostrata.

IL COMITATO:

– Giovanni Ceccoli              Caritas Vicariale di San Marino
– Cinzia Casali                      Progetto Sorriso
– Rita Berardi                       Carità Senza Confini
– Federico Bartoletti          UCID
– Giorgio Rastelli                 USTAL
– Guido Rossi                       Papa Giovanni XXIII
– Matteo Tamagnini          Centro di Solidarietà San Marino
e tutte le associazioni cattoliche sammarinesi che hanno patrocinato la raccolta fondi.

1 Febbraio 2017

Giornata della donna

Quale dignità?

La Commissione per la pastorale sociale anche per l’anno 2017 ha organizzato una Veglia diocesana di preghiera in occasione della Giornata internazionale per i diritti della donna scegliendo come tema “Quale dignità?”. Si celebrerà lunedì 7 marzo alle ore 21 presso il Monastero delle Clarisse di Sant’Agata Feltria. Ma invitiamo ogni comunità a ricordare nella preghiera e nella riflessione il tema di questa “Giornata”.
Il tema della dignità della donna è un tema molto attuale: basta leggere le notizie sui mezzi d’informazione e si viene a conoscenza ogni giorno di manifestazioni a favore ed in difesa della dignità femminile (anche in occasione del giuramento del nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America).
La nostra riflessione cerca di cogliere il senso della dignità femminile, in un mondo che sembra invocarla a gran voce…ma quale dignità?
La lettera apostolica “Mulieris dignitatem” (Giovanni Paolo II, 1988) traccia le coordinate lungo le quali possiamo trovare il senso di quella dignità e la visione che la Chiesa Cattolica le attribuisce.
La lettera apostolica indica prima di tutto l’origine di quella dignità: “relazione tra l’uomo e la donna che corrisponde alla dignità personale di ciascuno di essi. L’uomo, sia maschio che femmina, è una persona e, dunque, «la sola creatura che sulla terra Dio abbia voluto per se stessa»; e nello stesso tempo proprio questa creatura unica e irripetibile «non può ritrovarsi se non mediante un dono sincero di sé» (MD 30).
La dignità della donna deriva quindi dalla sua stessa natura di creatura umana, immagine del Creatore ed espressione del suo amore.
Cristo stesso si è fatto davanti ai suoi contemporanei promotore della vera dignità della donna e della vocazione corrispondente a questa dignità; le sue parole e le sue opere esprimono sempre il rispetto e l’onore dovuto alla donna (MD 13).
Le donne che hanno incontrato Gesù così come le donne che lo incontrano oggi nelle parole del Vangelo e nel cammino della Chiesa, possono intravedere la grande ricchezza della loro natura e femminilità: nell’incontro con Cristo sentono riverberare le caratteristiche proprie della dimensione femminile: la capacità di sentire l’amore, la volontà di donarsi e di vivere fino in fondo la relazione con l’altro. Questa profonda comunione con il mistero della vita, ricorda lo stesso Pontefice, viene sperimentata dalla donna nel dono della maternità.
È appunto nell’amore che si vivifica questa dignità, perché – continua la lettera apostolica – “Sin dal «principio» la donna – come l’uomo – è stata creata e «posta» da Dio proprio in questo ordine dell’amore” (MD 30).
Allora possiamo ringraziare la Chiesa perché aiuta a cogliere il valore della donna come parte dell’umanità e a proclamare il vero senso di quella dignità su cui il mondo si interroga.

Periodico Montefeltro gennaio 2017

Messaggio per la festa di Sant’Agata

La martire Sant’Agata e le responsabilità civiche

La Repubblica è in festa per Sant’Agata, sua compatrona.
Desidero, in questo giorno, rivolgere un saluto ai sammarinesi: la sosta sia per tutti momento di gioia e di amicizia.
Le origini di questa celebrazione si intrecciano con le sorti della nostra comunità e rimandano a valori riconosciuti come patrimonio di tutti, fondanti la sua originalità e identità. Oggi, la nostra società, come quella europea, è un amalgama di fattori diversi: pensieri ed esperienze, luci e ombre, riferimento a radici profonde ed apertura a nuovi orizzonti…
Una laicità benintesa ha permesso, e ora incoraggia, che ogni gruppo e ciascuna persona diano il meglio di sé nell’accoglienza dell’altro. Il Santo fondatore, Marino, non pensò certamente ad un monastero a cielo aperto. L’esperienza di una socialità cristianamente ispirata non ha precluso la convivenza di sensibilità diverse, ma, anzi, ne ha garantito la vera libertà di manifestarsi.
Nei prossimi mesi il Consiglio Grande e Generale sarà chiamato a confrontarsi su progetti di legge e Istanze d’Arengo, alcune delle quali toccano questioni delicate: temi etici, scelte educative, rapporti con le istituzioni cattoliche che rappresentano la stragrande maggioranza dei sammarinesi. Ho grande rispetto delle istituzioni civili e democratiche della Repubblica; non è mio compito, tantomeno mia volontà, intervenire politicamente. Credo, tuttavia, mi sia consentito, per quanto concerne materie in cui la Chiesa è diretta interessata, di propormi per un dialogo ed un confronto che possa chiarire e facilitare l’accoglienza ed il rispetto di legittime esigenze. Insomma: disponibilità e non richiesta di privilegi. Credo sia parimenti legittimo rivolgere un appello ai cattolici ad essere più presenti nell’impegno civile e nel confronto culturale con argomenti di ragione, nella coerenza con la propria visione antropologica.
Qualcuno chiede: non basta la testimonianza personale? Coerenza e rettitudine sono certamente i primi requisiti. Ma occorre essere incisivi con una presenza responsabile e significativa per la costruzione del bene comune, anche nel pluralismo delle appartenenze. È necessario dare voce alla coscienza di tanti cattolici che si ispirano ad un grande patrimonio ideale ed a valori irrinunciabili.
No ad uno spirito intollerante. Sì ad un atteggiamento responsabile e disinteressato. Sempre con uno stile di rispetto ed accoglienza dell’altro.
La salita alla Basilica, nel giorno di Sant’Agata, sia un momento di intensa preghiera per tutti, nella verità e nella libertà, momento in cui continuare a chiedere a questa donna martire la custodia della nostra antica Repubblica.

+ Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro

Omelia nella festa della Presentazione del Signore al tempio

Omelia nella festa della Presentazione del Signore al tempio

Cattedrale di Pennabilli, 2 febbraio 2017

Giornata della vita consacrata

Ml 3,1-4
Sal 23
Ebr 2,14-18
Lc 2,22-40

Un incanto.
Siamo saliti alla Cattedrale cantando a Cristo Luce, luce delle genti, luce di cui la Chiesa è come un sacramento, un suo riflesso: «luce da luce». Il Signore, secondo il profeta Malachia, subito entrerà nel suo tempio. «Il Signore che voi cercate». Lo cerchiamo? Lo cerchiamo sinceramente nel nostro cuore?
«L’angelo dell’Alleanza che voi sospirate». Abbiamo fatto nostro uno dei cantici evangelici, il cantico di Simeone, l’ultimo dopo quello di Zaccaria: «Benedetto il Signore Dio d’Israele» (Lc 1,58-79); dopo quello, soltanto accennato, di Elisabetta: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo» (Lc 1,41-45); quello di Maria nel Magnificat (Lc 1,46-55) e il coro angelico nella notte di Natale: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2,14). Simeone compare in scena sotto la spinta dello Spirito Santo. Anche se noi non abbiamo sentito sensibilmente la presenza dello Spirito, era lo Spirito che, in mezzo a noi, ci guidava, perché siamo ancora sotto lo splendore dell’alba della Pentecoste. La Chiesa che accompagna e segue il sorgere e il tramonto di ogni giorno con i cantici del Benedictus e del Magnificat, a ricordo e in comunione con la risurrezione del Signore, ci fa chiudere le nostre giornate con il Nunc dimittis, il cantico di Simeone. Beati noi, consacrati, consacrate, fedeli, se ogni giorno possiamo dire come Simeone di aver fatto l’esperienza, varia e sempre uguale, dell’incontro, dell’abbraccio, della comunione con il Signore.
Mi soffermo un attimo sulla seconda lettura.
L’autore della Lettera agli Ebrei, a proposito del Verbo che si fa carne, scrive: «Doveva in tutto rendersi simile ai fratelli allo scopo di espiare i peccati del popolo» (Ebr 2,17). Nel tempio di Gerusalemme si rivela lo scopo per cui il Verbo doveva rendersi del tutto simile ai fratelli: espiare i peccati del popolo. Proprio per questo il Signore Gesù viene portato da Maria al tempio. Vediamo Maria sempre collaborante con il Signore; lo accompagnerà un giorno persino alla croce. Maria è stata mossa a compiere questo gesto, come ricorda il Vangelo, dall’antica prescrizione mosaica in forza della quale veniva celebrata l’appartenenza di ogni primogenito al Signore, ma c’è molto di più nel gesto di Maria che sale verso il tempio ad offrire Gesù, il Verbo. In forza della sua partecipazione alla nostra natura umana è diventato primogenito di molti fratelli ed offre se stesso per la loro salvezza. «Per questo – continua l’autore della Lettera agli Ebrei –  entrando nel mondo Cristo dice: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato…”. Allora ho detto: “Ecco, io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà” (Ebr 10, 5-7). Entriamo, carissime e carissimi, nella contemplazione di questo atto di volontà con cui il Verbo, presentato al tempio, fa della sua vita e della sua umanità, un sacrificio gradito a Dio. Un dono che fa al Padre per essere dono! La testimonianza di Simeone ha lo scopo di svelarci questa missione unica e decisiva del Signore Gesù. E a Gesù Simeone rivolge attributi divini; lo chiama «luce», «gloria di Israele». L’incontro del vecchio Simeone col Bambino realizza l’incontro della Vecchia Alleanza con la Nuova, l’incontro dell’attesa umana con l’esaudimento, della speranza con il possesso, della domanda con la risposta. Chi impersonava l’Antica Alleanza poteva ormai morire, il tempo era compiuto: Dio visita definitivamente il suo popolo e tutte le genti. Dunque, la liturgia questa sera ci introduce in questo grande mistero: l’offerta di Gesù al Padre. Nella liturgia ebraica l’offerta in sacrificio di espiazione aveva il compito di ricostruire l’Alleanza dell’uomo con Dio, compromessa dal peccato. Ebbene, l’offerta di Cristo al Padre sulla croce, oggi prefigurata e anticipata simbolicamente nella presentazione al tempio «purifica – conclude l’autore della Lettera agli Ebrei – la nostra coscienza dalle opere morte e ci rende capaci di servire il Dio vivente» (Ebr 10,14). Bellissimo mistero sul quale il cuore deve indugiare.
Ma oggi noi, celebrando la Presentazione del Signore al tempio, vogliamo ringraziare il Padre per un dono particolare, frutto preziosissimo dell’offerta di Cristo: la vita consacrata. E’ questa, cioè la donazione totale di Cristo, la radice da cui sboccia e fiorisce la vita consacrata di donne e di uomini che seguono Cristo, amandolo con cuore indiviso, pienamente liberati mediante la pratica dei consigli evangelici (povertà, castità, obbedienza). Vedendo voi, carissime religiose, e voi, carissimi religiosi, noi siamo profondamente assicurati che Cristo è morto e risorto per noi: voi lo dite con la vostra vita. Qual è infatti il nucleo essenziale della vostra decisione? Che cosa avete inteso e deciso nel momento in cui avete risposto alla chiamata? Avete deciso di appartenere totalmente ed esclusivamente a Cristo Signore. La vostra è una vita afferrata da Cristo per sempre. E voi vi siete lasciati afferrare senza opporre alcuna resistenza; voi vi proponete di aderire in tutto a colui che vi ha sedotto e dal quale vi siete lasciati sedurre (cfr. Ger 20,7). Proprio come il giovane Samuele che dice: «Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta» (1Sam 3,10). O come Paolo a Damasco: «Signore, che cosa vuoi che io faccia?» (At 22,10). O come il vostro modello per eccellenza, la fanciulla di Nazaret: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Da qui discende l’intima ragione dei consigli evangelici che vivete; non sono soltanto “mezzi” di santificazione, ma espressione perfetta di ogni vita cristiana che consiste nel conformarsi pienamente al Signore Gesù. Allora siate fedeli alla vostra vocazione perché in essa tutti i cristiani – gli sposi, i giovani, i pastori della Chiesa – vedano svelata l’intima natura della vita cristiana come tale.
Gesù si è offerto pienamente al Padre perché il Padre possa compiere in lui la salvezza del mondo. Allo stesso modo, la vostra conformità e appartenenza a Cristo vi pone in una disponibilità totale per i fratelli. Vi offrite per offrirvi, non è un gioco di parole. Vi offrite al Signore per essere da lui offerti ai fratelli, per essere sale e luce, per essere lievito. Grazie per la generosità e l’entusiasmo col quale rinnoverete la consacrazione. State certi della nostra preghiera per voi!

Assemblea diocesana Azione Cattolica